Omicidio Serena Mollicone, attesa per la sentenza

I Giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino si sono ritirati in Camera di Consiglio. Attesa in serata la sentenza del processo per l’omicidio di Serena Mollicone. La verità dopo 21 lunghi anni. “Abbiamo tanto atteso questo giorno, soprattutto mio padre, speriamo che lui sia con noi”, ha detto Consuelo Mollicone, sorella di Serena.

L’omicidio il primo giugno 2001 ad Arce, Frosinone

Serena sarebbe stata uccisa all’interno della Caserma dei Carabinieri di Arce. È il 1 giugno del 2001. La giovane sarebbe stata sbattuta contro la porta di un alloggio al termine di una colluttazione alle 11.30 del mattino. Il colpo la fa svenire. È un trauma alla testa importante, ma non letale. In seguito sarebbe stata soffocata con un sacchetto di plastica e nastro adesivo intorno alla bocca. Serena morirà dopo cinque ore di agonia. Il corpo, quella notte, sarebbe stato trasferito nel bosco di Fonte Cupa. Qui viene ritrovato il 3 giugno. Questa la ricostruzione dell’omicidio secondo le Pm della Procura di Cassino, Beatrice Siravo e Carmen Fusco.

Il delitto lo esegue l’intera famiglia Mollicone

A compiere il delitto, sempre secondo tesi che la Procura, l’intera famiglia Mottola. Sarebbe stato Marco Mottola a spingere Serena contro la porta e poi sarebbero entrati in scena il padre e la madre. Dopo aver aiutato il figlio a portare a termine il delitto avrebbero occultato il cadavere.

“Il delitto di omicidio accomuna tutti i componenti della famiglia Mottola – sostengono le Pm nel corso della requisitoria -. Se immediatamente soccorsa, Serena si sarebbe salvata ma muore per effetto di una condotta attiva, perché i Mottola tutti presenti e tutti concordi sul da farsi, davanti a una ragazza svenuta ma viva, le ostruiscono le vie aree e le chiudono il capo con un sacchetto di plastica e con il nastro adesivo”. ”Marco, Franco e Annamaria non soltanto hanno concorso attivamente a uccidere Serena Mollicone ma sono tutti titolari di una posizione di garanzia” come ”i Ciontoli nell’omicidio di Marco Vannini, sostengono le Pm.

Testimone chiave, poi suicida, Santino Tuzi

A offrire riscontro alle analisi scientifiche, sempre secondo l’accusa, sono le dichiarazioni che il 28 marzo e il 9 aprile 2008 rese il Brigadiere Santino Tuzi, in servizio nel 2001 ad Arce e morto suicida l’11 aprile del 2008. Il Brigadiere disse di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma la mattina del 1 giugno 2001 e di non averla più vista uscire.

In aula le Pm hanno ricordato un passaggio dell’interrogatorio del 28 marzo ”Tuzi – dicono – confermò di aver visto entrare in caserma Serena che indossava una maglietta rossa, leggins neri, scarponcini e una borsetta a tracolla a forma di parallelepipedo’‘. Tuzi disse di aver ricevuto una chiamata dagli alloggi, “deduco Marco Mottola, che mi informa che sta per arrivare una persona e di aprire il cancello. Ho aperto il cancello a una ragazza che aveva i capelli lisci ed era Serena Mollicone”, raccontò Tuzi.

Per la procuda omicidio e suicidio sono legati

Secondo la Procura il suicidio di Tuzi sarebbe in stretta relazione con le sue rivelazioni sull’omicidio Mollicone rese pochissimi giorni prima. ”Santino Tuzi si è suicidato perché lasciato solo da tutti quelli che sapevano la verità” ma anche perché ”sapeva”, dice la Pm Beatrice Siravo durante il processo. ‘‘Se Santino non si fosse suicidato, visto che nessuno confermava le sue dichiarazioni, sarebbe andato a giudizio per l’omicidio come è accaduto a Carmine Belli’‘, ha sostenuto. ”Vorrei riabilitare l’immagine di Santino – ha concluso -. È stato l’unico che ha rotto il muro del silenzio e ha pagato con la vita le sue dichiarazioni”.

Al termine del Processo, la Procura avanza le sue richieste di pena: 30 anni per il Maresciallo dei Carabinieri Franco Mottola, 24 anni per il figlio Marco e 21 anni per la moglie Annamaria. L’accusa è di concorso in omicidio. Imputati nel dibattimento anche il Maresciallo Vincenzo Quatrale, secondo la procura presente in caserma la mattina del 1 giugno, che è accusato di concorso nell’omicidio.Per Quatrale sono stati chiesti 15 anni. Infine, l’appuntato Francesco Suprano, per cui la richiesta è di 4 anni per favoreggiamento.

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