Arriva tramite un video post su Facebook la decisione del Primo Ministro ungherese Viktor Orbán di indire un referendum in merito alla sua legge anti-LGBTQ+; legge entrata in vigore lo scorso 15 giugno.
Dopo l’entrata in vigore di questa legge, che ricordiamo equipara l’omosessualità alla pedofilia, il Parlamento Europeo dalla voce di Ursula von der Leyen Presidente della Commissione europea, ha subito attaccato Orbán e questa legge dicendo che “stigmatizzare le persone Lgbtq+ costituisce una chiara violazione del loro diritto fondamentale alla dignità, come previsto dalla Carta dell’UE e dal diritto internazionale“.
Il premier ungherese ha annunciato nel suo video su Facebook che si tratta di un referendum sulla legge che vieta la “promozione dell’omosessualità” nei confronti dei minori. Viktor Orbán ha dichiarato: “il Parlamento europeo e la Commissione vogliono che attivisti Lgtb entrino da noi nelle scuole e negli asili infantili, ma noi non lo vogliamo e non lo permetteremo” ricevendo come risposta dalla stessa Ursula von der Leyen: “questa legge strumentalizza la protezione dei bambini, a cui tutti teniamo, usandola come scusa per discriminare gravemente le persone in base al loro orientamento sessuale. Questa legge è vergognosa“.
Un primo passo fatto dalla Commissione Europea è quello di bloccare 7,2 milioni di euro per il recovery nel caso la legge non venisse cancellata. Ursula von der Leyen ha anche dichiarato: “Questa legge non serve alla protezione dei bambini; è una legge per discriminare l’orientamento delle persone“; lo stesso Orbán ha poi dichiarato “Noi dell’Europa centrale sappiamo com’è quando il partito di stato o il sistema dittatoriale e il monopolio di potere che gestisce; vogliono crescere i bambini al posto dei loro genitori. Non l’abbiamo permesso ai comunisti; quindi non permetteremo nemmeno a questi sedicenti apostoli della democrazia liberale di educare i bambini al posto dei genitori ungheresi“.
Sta di fatto che ora spetterà, secondo il Primo Ministro ungherese, al popolo decidere se questa legge deve o non deve rimanere. Ricordiamo che quasi il 70 per cento dei seggi del Parlamento ungherese sono in mano a Fidesz, il partito di destra guidato da Orbán; insieme agli alleati del Partito popolare cristiano democratico.