Orgoglio LGBTQI+: la giornata dedicata al ricordo di Stonewall

Era il 1969 quando si da inizio a quello che tutti oggi conoscono come Gay Pride, o come chiamato oggi solo Pride ovvero “Orgoglio“. E come tutte le lotte e le battaglie, anche questa parte da una rivolta. Era la notte del 27 giugno 1969 quando Sylvia Rivera fa partire tutto.

All’epoca le incursioni della Polizia nei bar gay e nei night club facevano regolarmente parte della vita gay nelle città degli USA. Queste incursioni sfociavano sempre in qualche perquisizione, in qualche arresto e soprattutto in qualche violenza.  La retata che si svolse il 28 giugno da parte degli agenti di Polizia allo Stonewall Inn fu la classica goccia che fece trabocare il vaso. Approssimativamente all’1 e 20 di notte, molto più tardi del solito, otto ufficiali del primo distretto, dei quali solo uno era in uniforme, entrarono nel bar di Christopher Street. Gran parte degli avventori fu in grado di sfuggire all’arresto, poiché gli unici arrestati furono “coloro i quali si trovavano privi di documenti di identità, quelli vestiti con abiti del sesso opposto e alcuni o tutti i dipendenti del bar“.

Ci sono due versioni che girano intorno a quella serata; la prima vede proprio Sylvia Rivera, donna transessuale, scagliare una bottiglia contro un agente, dopo essere stata pungolata con un manganello. La seconda versione invece vede Stormé DeLarverie, una donna lesbica, trascinata verso un’auto di pattuglia; lei oppose resistenza, incoraggiando così la folla a reagire. Quella notte, e le successive tre, furono le notti che la storia ricorderà come i “Moti di Stonewall” e che diede il via a quello che ancora oggi viene celebrato come Orgoglio Gay, Gay Pride.

L’orgoglio di essere e di esistere in molti Paesi non viene accettato

L’anno seguente, esattamente nel 1970 in commemorazione dei moti di Stonewall, il GLF organizzò una marcia dal Greenwich Village a Central Park. Tra i 5.000 e i 10.000 uomini e donne vi presero parte per gridare al mondo il proprio orgoglio di essere gay, bisessuali, lesbiche, transgender, queer, intersessuali. Da allora, le celebrazioni del gay pride in tutto il mondo scelgono il mese di giugno per le parate e gli eventi che commemorano “la caduta della forcina che si udì in tutto il mondo“.

Oggi nel mondo, sono ancora molti i Paesi in cui la comunità LGBTQI+ viene discriminata. In alcuni Paesi vige ancora la pena di morte per chi viene riconosciuto gay, bisessuale, lesbica, transgender, queer, intersessuale. In molti Paesi c’è il carcere. Alcuni utilizzano le violenze fisiche. In pochi la comunità LGBTQI+ ha gli stessi diritti degli eterosessuali. E la battaglia, la guerra che quel 28 giugno 1969 inziò è ancora lunga. Perchè gay, bisessuali, lesbiche, transgender, queer, intersessuali non chiedono niente di più se non quello di essere riconosciute come persone.

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