Parole, Parole: ogni momento è buono per parlare. Soprattutto in campagna elettorale

Era il 1972 quando Mina, la grande Mina, cantava “Parole, Parole” un brano che raccontava di quanto una donna, in questo caso, fosse stufa di sentire parole vuote, inutili e ripetitive da parte del suo partner. 

Ed oggi brano più che azzeccato. Si perché anche noi oggi siamo stufi delle parole. “Parole soltanto parole, parole tra noi“. Dovremmo essere stufi di sentire sempre la solita solfa; dovremmo essere stufi di ascoltare chi da una parte e chi dall’altra sono pronti a lavarsi le mani alla Ponzio Pilato, riversando le colpe di quanto accade agli altri o in alcuni casi ai propri avversari. E’ il caso della leader dei Fratelli d’Italia e del leader della Lega Matteo Salvini. E’ il caso specifico del leader del PD Enrico Letta e dei portavoce del M5S. 

Tutti pronti a dar fiato alle proprie bocche senza però essere parole pensate da loro. Tutti testi studiati a tavolino da chi si occupa della loro attività di comunicazione; tutti attenti, grazie ai social, a pronunciare le parole giuste nel momento giusto. Giorgia Meloni, che ha un social media manager sicuramente più acuto di quelli degli altri Partiti politici, che ha già capito che in questo momento è necessario e utile parlare di violenza in generale e non di destra o sinistra. Ovviamente le pecche nel suo discorso non mancano.

Che sia di estrema destra o di estrema sinistra, la violenza è sempre violenza e va condannata sempre, non solo quando sta da una parte. Perché io che sono davvero contro la violenza dico che il tema va affrontato con serietà” dice la Meloni durante l’intervista fattale dalla giornalista di Tagadà.

Ma poi ecco che esce fuori lo “gne gne“. “Era Forza Nuova? Era matrice fascista, allora. A Milano invece era matrice anarchica” – come per dire non siamo solo noi i cattivi, ma ce ne sono anche dall’altra parte. 

Insieme a lei, a darle manforte, il Segretario  della Lega Matteo Salvini. A Trieste sbrocca quando parte l’ennesima domanda sugli scontri di Roma: “E basta, ancora a parlare di fascismo, complimenti ai giornalisti italiani… bello parlare di Trieste…” come per dire è un argomento vecchio di due giorni andiamo oltre. Ma non è così signor Salvini. Le notizie non devono diventare e non divengono vecchie soprattutto quando parlano di violenza. 

Ma come abbiamo accennato all’inizio, tutti sono bravi a usare le parole e ad essere bravo è anche Enrico Letta che, soprattutto in questo momento di campagna elettorale, chiede lo scioglimento di Forza Nuova tramite un Decreto: “Non abbiamo intenzione di trasformare questo atto parlamentare in un atto di parte, non lo facciano nemmeno gli altri“.

Nessuno la interpreta in chiave elettorale, sull’antifascismo non devono esserci divisioni politiche” – continua Letta. Ma anche in questo caso manca una parte. Una parte che al momento è poco discussa. Ne abbiamo parlato ieri in merito alla lettera anonima con proiettile ricevuta da Alessandro Beccastrini Segretario della Fim-Cisl Toscana. La lettera, secondo le prime indagini, sarebbe stata inviata da organizzazioni di estrema sinistra. 

Siamo molto abili nel guardare e soprattutto nel  giudicare il giardino del vicino invece che pensare prima al proprio. Una cosa ha detto di giusto Giorgia Meloni, la violenza è violenza stop. Non interessa il colore, non interessa se destra, sinistra, centro, alto o basso. Non è concepibile che in un paese democratico come il nostro chiunque sia possa svegliarsi la mattina e assaltare un pronto soccorso o un ufficio, che sia del sindacato o di una banca. Non è assolutamente concepibile che una persona si alzi la mattina e decida di inviare un proiettile come avvertimento. 

In un periodo storico come questo non è accettabile che sia da destra che da sinistra ci si impossessi di beni che potrebbero essere dati alla comunità; e questo caso mi riferisco a Casa Pound o ai Centri Sociali che, abusivamente occupano strutture senza pagare un centesimo di nulla.

Non è ammissibile che, sia da destra che da sinistra, ci si nasconda dietro il termine “associazione” per poter intraprendere attività di qualsiasi tipo, specie se compiute con finalità sovversive dell’ordine e della sicurezza dei cittadini.  Bar, ristoranti, cinema, negozi di abbigliamento e tutte le attività pagano annualmente centinaia di migliaia di euro di tasse,  e pertanto, danneggiarli indebitamente, è un palese gesto di inciviltà. Dovremmo essere stufi di sentire sempre e solo “parole” e di non avere mai la soddisfazione di poter vedere realizzate le promesse o i progetti che ci sono stati prospettati.

Le parole, del resto, sono scritte all’interno della nostra costituzione. La XII disposizione transitoria e finale della COSTITUZIONE Italiana vieta la riorganizzazione del partito fascista: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista (1° gennaio del 1948)“; “Chiunque, fuori del caso preveduto dall’art. 1, pubblicamente esalta esponenti, principii, fatti o metodi del fascismo oppure le finalita’ antidemocratiche proprie del partito fascista e’ punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a lire 500.000. La pena è aumentata se il fatto e’ commesso col mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione o di propaganda. (Legge Scelba art.4)“.

Art. 633 Codice Penale: “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da 103 euro a 1.032 euro. Si applica la pena della reclusione da due a quattro anni e della multa da euro 206 a euro 2.064 e si procede d’ufficio se il fatto è commesso da più di cinque persone o se il fatto è commesso da persona palesemente armata. Se il fatto è commesso da due o più persone, la pena per i promotori o gli organizzatori è aumentata.

Quindi visto che disponiamo delle leggi, facciamole rispettare e smettiamola di riempirci la bocca di tante parole, perché con  le sole parole, sono bravi tutti è piuttosto pensiamo e passiamo ai fatti. 

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