Pedofilia, quando le suore vendevano i bambini per soldi

Sembra essere una storia lontana, quasi dimenticata e pure le statistiche a volte ritornano a ricordarci che la pedofilia, nelle Chiese, c’era e c’è ancora. Non è una novità parlarne oggi e fare l’abitudine in qualcosa che per natura non si può accettare è ancora più difficile.

Sì, perché quando si parla di bambini non si può fare altro che pensare a loro con un’ immagine felice: corse interminabili, giochi innocenti, ingenuità e fiducia. Perché,  proprio di fronte alla purezza di un bambino, è più facile confonderli così come e più facile conquistare la loro fiducia per poi privarli della loro innocenza. Proprio lì, nei luoghi e nelle circostanze in cui qualsiasi persona, a maggior ragione un bambino, dovrebbe sentirsi protetta.

Ma la storia ci insegna che non si è sicuri da nessuna parte, che non lo è mai stato e che mai lo sarà. Ci sono molti fatti in giro sul web che raccontano quanto avveniva negli anni precedenti negli ambienti “religiosi”. La testimonianza più famosa rimane quella in cui un quotidiano, noncurante di tutto ma con la sola ricerca della verità, ha osato puntare il dito contro la Chiesa. Puntare il dito contro la Chiesa: fa rabbrividire solo a parlarne. Eppure, i brividi (ma non solo), arrivarono solo dopo, quando il quotidiano in questione, The Boston Globe, pubblicò la prima testimonianza. Un minorenne violentato da un prete.

A queste ne seguirono molte, moltissime altre. Era il 2002 e dopo quasi vent’anni di distanza, non è cambiato nulla, se non l’aumento sconsiderato di casi come questo.

Pedofilia, i bambini venduti per soldi

Quando i primi casi di abusi iniziarono ad entrare nelle TV delle persone, la gente nutriva nei confronti di tutti i preti, senza fare distinzione, un rapporto ambivalente. Da una parte l’immagine del sacerdote, anche quello delle piccole comunità, che rimaneva una figura da rispettare, da seguire e della quale fidarsi. Dall’altra la paura di ogni mamma, che aveva il terrore anche soltanto di immaginare cosa potesse accadere al proprio figlio.

Per anni sono andati tutti, omertosamente e silenziosamente, avanti così: il prete che predica, ma che pecca giocando con le vite dei bambini. Col passare del tempo, di storie ne sono uscite tante: non in Italia, ma in tutto il Mondo. Ce n’è una, particolarmente recente, che vede protagonista non i preti, bensì le suore.

Il terribile fatto è avvenuto nella Germania a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.  Diversi anni fa, le suore si occupavano frequentemente di bambini abbandonati, orfani o con problemi mentali. “Arricchirsi” sulle spalle dei bambini è una cosa deplorevole, farlo su quelli ancora più fragili e indifesi perché soli al mondo o perché la natura non è stata benevola nei loro confronti, è raccapricciante. Senza contare poi che, a farlo, erano delle suore, delle donne che nei confronti di un bambino quel senso di protezione avrebbero dovuto esprimerlo con o senza Dio.

Ma, invece, quello stesso Dio lo hanno messo da parte e per cosa… per i soldi. Le suore, infatti, vendevano i bambini loro affidati,  ai preti o a personaggi della politica, solo ed esclusivamente, per soddisfare il loro perverso divertimento, per essere vittime sacrificate nelle orge che organizzavano questi uomini senza scrupoli e senza cuore. Il tutto, in presenza del Vicario Generale della Diocesi di quell’epoca.

Oggi, quei bambini ultra sessantenni, hanno deciso di chiedere un risarcimento alla Chiesa per quanto subìto nella loro infanzia tormentata. Soldi, che non potranno mai, però,  cancellare le mille violenze subìte da quelle vittime indifese. Non potranno cancellare l’incubo di quelle mani che di notte venivano a prenderli nonostante le loro grida di paura. Quelle stesse mani che anziché portarli verso una nuova famiglia, li avevano già condannati consegnandoli ai propri aguzzini.

 

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