Per gli studiosi di storia politica è l’ennesima conferma del protagonismo assoluto dell’Asia nel secolo attuale. Per quelli di economia internazionale costituisce uno spostamento importante del centro di gravità del commercio internazionale
Quel che è certo è che la firma dell’accordo Regional Comprehensive Economic Partnership – RCEP, promosso dalla Cina, coinvolge 15 Paesi dell’area Asia – Pacifico. Giunto dopo 8 anni di negoziati, riguarda un mercato fatto di 2,7 miliardi di potenziali consumatori con un PIL complessivo di 25.800 miliardi di dollari, pari a circa un terzo del PIL Mondiale.
Cifre importanti, che testimoniano ancora una volta il successo della politica di espansione commerciale portata avanti dalla Cina in questi ultimi anni in diversi quadranti geo – economici (un altro esempio recente è la cosiddetta “Via della seta”) e che in questo caso vede un’intesa sottoscritta, oltre che dai dieci paesi dell’ASEAN – Association of South-East Asian Nations, dalla Nuova Zelanda, dall’Australia, dal Giappone e dalla Corea del Sud.
L’unica nota per cosi dire negativa in questo frangente è stato il defilarsi dell’India, tradizionalmente ostile all’aggressività politica, commerciale e militare del suo vicino.
In prospettiva questo accordo, una volta a regime, rappresenterà certamente un aspetto problematico che dovrà essere affrontato dalla Presidenza USA di Biden e che eredita da Trump il fallimento di una politica commerciale basata prevalentemente su accordi bilaterali; a discapito di intese di più largo respiro, come il progetto concepito da Barack Obama della Trans Pacific Partnership, che dopo i primi passi, è rimasto sostanzialmente incompiuto nel successivo periodo di gestione repubblicana.