La scorsa settimana, con un anno di ritardo causato dalla Pandemia da Covid’19, sono cominciati gli Europei di calcio che, al di là dell’importanza specifica della manifestazione, costituiscono un segnale di graduale ritorno alla normalità.
E sempre la settimana scorsa si è registrato una significativa iniziativa dei vertici dell’Associazione Bancaria Italiana, che può essere letta anch’essa, come un ulteriore passo verso il ristabilimento di condizioni di normalità operativa.
Con un appello pubblico indirizzato al Governo il Presidente dell’ABI, Antonio Patuelli e il Direttore Generale, Giovanni Sabatini, hanno chiesto che venga presentata dal nostro Paese la candidatura per l’assegnazione della sede della nuova Autorità Europea per l’Antiriciclaggio; un progetto, sul quale la Commissione dell’Unione Europea sta lavorando dagli inizi del 2020 e di cui si è parlato relativamente poco .
Il tema è tornato di attualità, non solo, perché ormai non dovrebbe essere lontano il momento per dare inizio alla procedura di aggiudicazione, ma anche, perché, proprio negli scorsi giorni, la Germania ha presentato ufficialmente la propria candidatura.
Due fondamentalmente le ragioni addotte dall’ABI a sostegno della candidatura italiana. Ragioni che appaiono del tutto condivisibili. La prima evoca l’applicazione di un principio di equità nell’assegnazione delle sedi di Authority a carattere giuridico finanziario nell’ambito dell’UE; dove l’Italia risulta essere la sola nazione, tra quelle di maggior peso specifico, ad esserne ancora priva.
La seconda ragione riguarda l’aspetto delle competenze e delle esperienze maturate sullo specifico versante dell’antiriciclaggio, un aspetto su cui l’Italia appare, sicuramente, all’avanguardia. Basti pensare, tra i vari presidi di legalità presenti nel Paese, ai risultati ottenuti e ai riconoscimenti internazionali conseguiti dall’UIF, l’Unità di Informazione Finanziaria presso la Banca d’Italia. Un organismo di intelligence, che si propone, già da tempo, a punto di riferimento internazionale per l’innovatività delle tecniche di valutazione delle operazioni sospette di riciclaggio e per la raffinatezza delle relative analisi.
Ecco, perché la partita della candidatura italiana per l’assegnazione della sede di questa nuova Authority europea merita di essere giocata dal nostro Paese con grande determinazione e, auspicabilmente, vinta!