Perché non vacciniamo, prioritariamente, i giovani?

Un articolo dal titolo: “Il desiderio di Luigi e Adriana: la nostra dose ai due nipoti”, apparso sul CdS, mi dà lo spunto di esternare una riflessione sui giovani, che avevo in serbo da tempo.

I due coniugi partono dal desiderio dei loro nipoti di tornare a frequentare, fisicamente, la scuola.

Di conseguenza, con realismo, saggezza ed amore, esortano a dare prima a loro la dose di vaccino anti Covid-19, affinché il più che legittimo desiderio possa realizzarsi.

Nella mia vita, passata, di manager ad alto livello, esortavo i collaboratori ad avere sempre bene in evidenza gli obiettivi da realizzare – chiari, quantificabili, circoscritti in un periodo di tempo fissato – per elaborare, una adeguata strategia, per il loro ottenimento.

Adesso, se l’obiettivo ineluttabile è quello di contenere, attraverso la vaccinazione, la pandemia, per arrivare ad un’immunità di gregge, dobbiamo riconoscere, che la strategia attuata, concentrata, oggi, su interventi a protezione, in primis, degli anziani, non si dimostra adeguata, visti anche i peggioramenti in essere.

Il fenomeno pandemico cresce e si rischia di essere colpiti dalla terza ondata.

Mi azzardo a lanciare un suggerimento richiamato, comunque, con la delicatezza che la materia impone, da qualche luminare, nei giorni scorsi.

I giovani i primi ad essere vaccinati

Invertiamo i termini dell’intervento. Poiché, se è vero come è vero, che:

  • i giovani sono i principali diffusori della pandemia, con il loro incontrollabili assembramenti (movida, feste, incontri in piazza, passeggiate etc…);
  • sono loro i principali veicoli del virus in famiglia, colpendo la categoria più debole dei genitori e quella debolissima dei nonni;
  • sono loro ad avere bisogno, più di altri, per la loro serenità, maturazione, crescita ed inserimento nella società, di non subire continue limitazioni e restrizioni, nel loro percorso scolastico.

Gli psicologi sostengono che la pandemia provoca disagi che, attraverso lo stress, il nervosismo, l’irritabilità, la depressione, si trasformano in disagi esistenziali e pericolosi disturbi.

Bisognerebbe spostare veramente i parametri dell’intervento,  dando priorità, a loro, per la vaccinazione, unitamente agli operatori sanitari e alle RSA.

Gli over 60 hanno minori esigenze di socializzazione, sanno controllarsi, disciplinarsi; in definitiva, rispondono più responsabilmente alle regole.

In ogni caso, non si vuole escludere alcuno, soprattutto un anziano, comprendendone pienamente il problema affettivo ed etico. Un attestato medico, in caso di vera e urgente esigenza, può consentire loro di superare la fila.

Dice Adriana: “Prima si vaccinano, prima tornano a scuola. Bisogna pensare soprattutto a loro, ai nostri ragazzi…”

Sono con lei!

 

D.R

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