Pnrr, Visco: “non c’è tempo da perdere”

Il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco nelle Considerazioni Finali  ha riferito che sul Pnrr sono possibili dei miglioramenti e che “non c’è tempo da perdere”. E’ fondamentale porre l’attenzione “all’ambizioso programma di riforme, da troppo tempo attese, in esso contenuto”.

In merito alle previsioni sul PIL, Visco ha dichiarato che “oggi disponibili convergono su un aumento del prodotto intorno all’1%. Nell’affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina, così come nell’uscita dalla pandemia, l’economia italiana ha mostra una confortante capacità di reazione”. Nella nostra economia “segnali incoraggianti che vanno rafforzati, superando quei ritardi che ancora impediscono alla nostra economia di dispiegare appieno le proprie potenzialità”.

Per la politica monetaria, secondo Visco “l’orientamento deve continuare a essere definito in modo da garantire un rientro progressivo, ma non lento dell’inflazione verso l’obiettivo”. E’ quindi importante “tenere la barra dritta della risposta monetaria, ma con la gradualità necessaria per l’incertezza ancora non dissipata”.

Sui giovani precari, il Governatore sostiene: “in molti casi il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%”. “Troppi, non solo tra i giovani non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate”. Visco segnala anche una crescita, ora ad una quota del 30%, dei lavoratori con retribuzioni annue particolarmente basse, sotto il 60% della media di 11.600 euro l’anno.

“Sulle capacità di crescita della nostra economia grava un sistema tributario complesso, su cui si è spesso intervenuti senza un disegno organico. Una ricomposizione del prelievo che riduca il peso della tassazione sui fattori produttori può stimolare l’occupazione e gli investimenti”. Prosegue Visco.

Sulla fuga dei depositi,  Visco dichiara che “non c’è“. “Dal luglio dello scorso anno, quando aveva toccato il picco di quasi 1.620 miliardi i depositi sono calati del 6%. Gli episodi di turbolenza ci ricordano quanto velocemente la fiducia degli investitori possa deteriorarsi” conclude.

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Redazione

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