Quota 100: Draghi manda in pensione la riforma pensionistica

Tutti sapevamo che il 31 dicembre di questo anno, sarebbe finita la sperimentazione della riforma per le pensioni denominata “quota 100“, riforma tanto voluta da Matteo Salvini leader della Lega. Quello che ancora ignoravamo erano le idee del nuovo Presidente del Consiglio in merito proprio alla quota cento. 

Oggi possiamo dire che ne sappiamo di più: Draghi ha comunicato che non ci sarà nessuna proroga.

La riforma permetteva di poter andare in pensione a 62 anni se i contributi pensionistici fossero stati versati per 38 anni così da arrivare ai famigerati 100. Ora però Mario Draghi deve pensare a qualche nuovo meccanismo o a una riforma delle pensioni per evitare il problema dello scalone; ovvero ciò che avverrà per chi raggiunge i requisiti per la quota 100 solo qualche giorno dopo, a inizio gennaio per esempio.

Una volta che finisce il periodo di sperimentazione, si dovrebbe tornare al contributivo puro della Legge Fornero; i lavoratori si troverebbero costretti a rimandare di 5 anni l’ingresso nel mondo pensionistico.

Già nel Conte-bis si parlava del possibile addio della quota cento e in quell’occasione Salvini era pronto alla battaglia: “Vogliono tornare alla legge Fornero!? La Lega non glielo permetterà, promesso. Non si scherza con i sacrifici di milioni di lavoratrici e lavoratori italiani“. Ora cosa dirà il leader del carroccio?

Possibili ipotesi se dovesse chiudere la quota 100

Quota 102: una sorta di quota 100 rivisitata. Dal 2022, quindi potrebbe essere possibile accedere al pensionamento con 64 anni di età e con almeno 38 anni di contributi (che sommati danno, appunto, come totale 102). Il meccanismo è molto simile a quello della quota 100 con la differenza che la misura richiederebbe 2 anni in più per l’accesso. Ma non solo. Infatti l’anticipo porterebbe ad una riduzione di circa il 4% per ogni anno di anticipo per toccare il -15% se si anticipa di 3 anni e 8 mesi.

Quota 41: è riservata esclusivamente ai lavoratori precoci; ma potrebbe essere estesa anche ai lavoratori fragili e a coloro che non possono restare al lavoro perchè giudicati inidonei e a coloro che sono impegnati nei settori a maggior rischio COVID come ad esempio i trasporti e la sanità.

Quota 41 unificherebbe i contributi necessari per l’accesso a 41 anni, sia per uomini che per donne e non dovrebbe prevedere ulteriori aumenti per adeguamenti alla speranza di vita Istat.

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