Ravensbruck: il lager delle donne

A differenza della maggior parte dei campi, Ravensbruck era destinato prevalentemente alle donne, l’unico progettato da Hitler, con l’obiettivo specifico di eliminare le donne “non conformi”: prigioniere politiche, lesbiche, rom, prostitute, disabili e donne semplicemente giudicate inutili dal regime.
In questo campo di concentramento, 90 chilometri a nord di Berlino, dal maggio del 1939 al 30 aprile del ’45, sono passate 130 mila donne, di queste solo il 10% era ebreo, provenienti  da 20 Nazioni diverse . I documenti sopravvissuti alla distruzione da parte delle autorità del campo indicano circa  92.000 vittime.

Le condizioni di vita nel campo erano disumane: freddo, quasi completa la scarsità di misure igieniche e di cibo e le prigioniere dovevano: filare, tessere, cucire le divise per i soldati tedeschi, caricare e scaricare camion, scavare fosse, riparare strade, sempre minacciate e picchiate.

Le donne come cavie

A partire dal novembre del 1941 il medico del campo, Friedrich Mennecke, condusse sulle donne diversi ‘esperimenti’, come trovare nuovi farmaci destinati alla cura delle infezioni delle ferite dei soldati al fronte. Alle internate vennero deliberatamente procurate fratture poi infettate con batteri virulenti. Per meglio simulare le infezioni, in alcune ferite vennero introdotti pezzi di legno, vetro o stoffa, per sviluppare la cancrena.

Il campo di Ravensbrück fornì anche circa il 70% delle donne impiegate come prostitute all’interno di altri campi di concentramento. Nel 1942, i tedeschi inviarono circa cinquanta prigioniere politiche in vari bordelli di campi di sterminio tra cui Mauthausen e Gusen. Molte di loro erano partite volontarie per sfuggire alle terribili condizioni di vita del campo.

Lo sterminio per non lasciare tracce

Alla fine del 1944, dopo una visita di Himmler, circa cinquanta donne ogni giorno vennero uccise con un colpo alla nuca e poi cremate, in modo da affrettare l’evacuazione e non lasciare tracce all’arrivo dei russi che si avvicinavano. Arrivarono anche due specialisti per organizzare stermini di massa, iniziarono la costruzione di una camera a gas e di un forno crematorio: la prima gassazione documentata risale al 22 giugno dello stesso anno.

Il 27 aprile 1945, le SS ordinarono l’evacuazione delle restanti deportate che furono fatte uscire dal campo e costrette ad una “marcia della morte” verso nord, durante la quale, la maggior parte di loro, ridotte allo stremo dalla prigionia, persero la vita.

Le donne aguzzine

Il 5 dicembre 1946, si è aperto il primo processo per i crimini di guerra commessi nel lager nazista di Ravensbrück. Delle 16 persone presenti quel giorno alla sbarra, sette erano di sesso femminile. Tra queste c’era la 26enne Dorothea Binz, che pur essendo donna aveva fatto carriera fino a conquistare il rango di soprintendente, ‘Oberaufseherin’. Tra le altre cose, Binz aveva usato armi da fuoco, fruste e cani contro le prigioniere.
In totale, 38 imputati sono stati processati in  sette processi; 21 degli imputati erano donne.

(Foto di Pixabay)

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