Rifiuti plastici sulle spiagge: una nuova minaccia per le tartarughe

Nel 2017, si è venuti a conoscenza che le spiagge della disabitata Isola di Henderson, nell’Oceano Pacifico Meridionale, erano diventate una discarica di rifiuti plastici. Poco dopo gli scienziati hanno scoperto circa 414 milioni di pezzi di plastica trascinati a riva sulle spiagge delle isole Cocos a largo dell’Australia occidentale. Una recente ricerca rileva che l’accumulo di parti in plastica sta aumentando significativamente le temperature della sabbia sulle spiagge.

La Dottoressa Jennifer Lavers, dell’Università della Tasmania, afferma che: “Si tratta di isole praticamente inabitate, dove la plastica si accumula trascinata dalle correnti marine. Queste spiagge incontaminate agiscono praticamente come un setaccio, o un enorme cestino per i rifiuti, raccogliendo tutta la plastica che galleggia nelle correnti oceaniche. Trattandosi di spiagge remote e disabitate, se non ci fosse qualcuno a pulirle e ad occuparsene, la plastica rimarrebbe qui ad accumularsi indisturbata”.

Inoltre spiega la ricercatrice: “La plastica crea quasi un isolamento, una barriera, che influenza il passaggio della luce UV, del vento e dell’umidità. La plastica fa aumentare sensibilmente la temperatura della sabbia presente sulla spiaggia, fino a 2,45°C. Questo ha conseguenze importanti sulle specie animali che vivono, si nutrono e si riproducono nella sabbia”.

L’habitat di queste isole è di vitale importanza per un elevato numero di specie animali che vivono nelle dune sabbiose, come granchi e tartarughe marine. In particolare, i piccoli delle tartarughe sono maggiormente influenzati dai rifiuti plastici, perché il loro sesso è determinato dalla temperatura della sabbia in cui le uova sono state incubate. Avere temperature più alte significa avere più tartarughe femmine.

Ma non solo le tartarughe sono minacciate dalla presenza di plastica sulle spiagge. Anche altri piccoli animali invertebrati che vivono nella sabbia e rappresentano il cibo per particolari uccelli chiamati chionidi, che sono soliti fermarsi sulle spiagge oceaniche durante il periodo delle migrazioni, ne soffrono.  Con la scomparsa della meiofauna viene a mancare un importante anello della catena alimentare dell’ecosistema marino e ciò rappresenta un problema per uccelli e pesci che vivono nelle isole.

 

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it