Tra i pochi effetti positivi, prodotti in Italia dalle ripetute ondate della crisi pandemica da Covid ’19, si può annoverare la rinnovata attenzione verso il mondo della scuola e della didattica, come risulta anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Risulta, infatti, cospicuo l’ammontare di risorse ad esso dedicato, 17,5 miliardi di euro, di cui 5,4 miliardi di euro per interventi di edilizia scolastica, tra riqualificazione di edifici scolastici preesistenti, costruzione di nuove scuole e potenziamento di mense e palestre. Un ammontare, che si va ad aggiungere agli stanziamenti, complessivamente ancor più rilevanti, oltre 10 miliardi di euro, appostati a questo titolo nei bilanci pubblici tra il 2013 e il 2018.
Anche per questo vistoso impegno di risorse economiche va accolto con interesse un recente documento del CDP Think Tank, coordinato da Andrea Montanino e Serena Camerano, che analizza la situazione del patrimonio edilizio scolastico nazionale, offrendone uno spaccato di sicuro interesse in chiave di snodo cruciale per la crescita qualitativa del capitale umano nel nostro Paese .
L’analisi, condotta nella prospettiva di un miglioramento della sostenibilità ambientale e dell’adeguatezza strutturale complessiva del patrimonio immobiliare scolastico nazionale, tiene conto di alcuni trend, in parte già manifestatisi, in tema di riduzione della popolazione scolastica, di evoluzione delle esigenze didattiche e pedagogiche, di sostenibilità ambientale degli interventi e di riequilibrio dei divari sociali e territoriali.
Uno dei risultati più significativi di questa indagine è la costruzione di un indice di carenza strutturale, ICS, il cui valore varia da 4 a 0, in relazione alla presenza (o meno) di 4 categorie di criticità, legate agli aspetti della mancanza di interventi per superare le barriere strutturali, della carenza di accorgimenti per la riduzione dei consumi energetici, dell’assenza di riscaldamento e della mancanza di applicazione dei principi della normativa antisismica .
Da questa fotografia, fatta eccezione per alcune specifiche aree virtuose della Sardegna, della Puglia e della Basilicata, appare peggiore la situazione delle regioni meridionali e insulari, soprattutto sul versante dell’ attenzione alla riduzione dei consumi energetici e al miglioramento della loro efficienza; mentre, a livello nazionale, spicca il dato del modesto livello percentuale (poco meno del 17%) di edifici scolastici progettati, o, successivamente, adeguati ai principi della legislazione antisismica, nonostante la rilevante porzione del territorio nazionale sottoposto a rischio sismico, moderato, o elevato.
Tenuto conto dell’esistenza dal 2014 di un Fondo Unico per l’Edilizia Scolastica e dell’attribuzione, sempre da quell’anno, di specifiche competenze e compiti di programmazione e di monitoraggio in questo ambito all’Osservatorio per l’Edilizia Scolastica, dalle risultanze di questo documento si evince la necessità di percorrere con convinzione la strada, sia della riorganizzazione e dell’ efficientamento delle linee di finanziamento dell’edilizia scolastica, sia del miglioramento della capacità di spesa e della messa a terra degli investimenti. Fattori indispensabili per concretizzare un salto di qualità decisivo del capitale umano del nostro Paese.