Russia, Navalny su Instragram denuncia falsificazione voto virtuale

Il dissidente Alexei Navalny ha vissuto due giorni di alta tensione fino al culmine: la vittoria di “Russa Unita” di Putin alla Camera Bassa.

Navalny ha affidato il suo commento a Instagram. “Il ‘robot’ sta pensando a lungo”, ha scritto. E ancora: “Alle elezioni del 2019, questo ‘robot’ ha pubblicato i risultati istantaneamente, ma ora sta pensando. È chiaro il perché. Per quanto ho capito, secondo i dati dei seggi elettorali fisici, si può vedere che a Mosca i candidati del ‘Voto Intelligente’ hanno vinto in 11 circoscrizioni su 15 e a San Pietroburgo in 7 su 8″. Quindi ha concluso: “Pertanto il robot ci ha pensato, si è acceso una sigaretta e ha deciso di rallentare la pubblicazione nell’attesa che le astute manine di Russia Unita falsificassero i risultati in quelli completamente opposti“.

Sempre su Instagram nella giornata di domenica aveva scritto la sua ultima “chiamata alle armi”. “Oggi è il giorno in cui il vostro voto conta davvero. Non siate pigri, per favore. Cercate il nome del candidato appoggiato dallo Smart Voting nella vostra circoscrizione, controllate i patronimici e il cognome. Votate. Convincete qualcun altro a fare lo stesso. Condividete questo post o scrivetene uno vostro. E buona fortuna a tutti noi“.

Navalny “censurato” da Google. Rimossa l’app anche da App Store

Questo appello giungeva il giorno dopo il blocco di Google dei link di accesso ai documenti Google Doc utilizzati dal movimento per diffondere la lista di candidati sostenuti dalla strategia del voto intelligente. Lo staff di Navalny, infatti, aveva denunciato quanto stesse avvenendo: Google aveva bloccato dei video su YouTube – di proprietà del colosso Usa – sempre su richiesta dell’autorità per le telecomunicazioni russa Roskomnadzor. Tale azione fa il paio con la decisione di venerdì scorso di rimuovere l’app Navalny dal negozio virtuale Google Play, come da App Store di Apple.
La portavoce di Navalny aveva bollato la scelta di cedere alle pressioni russe come “censura”.

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