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Quando Salvini non voleva il ponte, ora perché dovrebbero volerlo i siciliani?

Siamo nel 2016, Matteo Salvini è in diretta sul programma tv L’aria che tira condotto da Myrta Merlino su La7. La giornalista gli domanda “Le piace il ponte sullo Stretto? Lo voleva fare anche Silvio Berlusconi“. La risposta dell’attuale Ministro delle Infrastrutture è netta: “Non sono ingegnere, mi preoccupa che non ci siano i treni per raggiungere il Ponte sullo Stretto: sono d’accordo con il Renzi di prima, quando lo contrastava. Non vorrei spendere qualche miliardo di euro per un ponte in mezzo al mare. I soldi usiamoli per sistemare le scuole“.

 

Oggi, maggio 2023, Matteo Salvini annuncia su tutti i suoi social, dopo il via libera definitivo al Senato al decreto sul ponte sullo Stretto di Messina: “Quella di oggi è stata una giornata storica. I lavori inizieranno entro l’estate del 2024 per concludersi nel 2030. Il ponte farà risparmiare 6 miliardi di euro ai siciliani e porterà centomila posti di lavoro. Si ridurranno i tempi di percorrenza e ne guadagnerà l’ambiente. Non si tratta del Ponte di Messina ma del Ponte degli italiani“.

La domanda nasce spontanea: cosa è cambiato? Non lo sapremo mai. Ma la seconda domanda che in molti si sono fatti è: la Sicilia e i siciliani vogliono il ponte? E i calabresi?

Quelli a favore, si basano principalmente sul fatto che la realizzazione di questa opera porterebbe una scossa positiva all’economia della Sicilia ed anche della Calabria: occupazione, investimenti collegati, facilità negli spostamenti di persone e merci, modernizzazione e turismo. Quelli contrari, evidenziano come senza le infrastrutture,  ad esempio un’adeguata rete autostradale con relativi svincoli e di alta velocità, in Calabria ed in Sicilia il ponte servirebbe a poco. Inoltre, c’è il rischio che l’opera risulti scomoda per il traffico locale e che, in definitiva, l’occupazione non cresca perché si perderebbe anche l’indotto dei traghetti. Senza poi dimenticare la parte più importante.

Il rischio sismico: uno degli elementi che spinge molti studiosi e addetti ai lavori a essere contrari al Ponte sullo Stretto di Messina. Il ponte andrebbe a posizionarsi in una delle zone sismiche più pericolose d’Italia, dato che il tratto di mare tra Sicilia e Calabria è attraversato da una faglia che potenzialmente potrebbe causare un terremoto di magnitudo 6.9.

Solo qualche giorno prima della votazione al Senato e due giorni dopo la votazione della Camera, il 18 maggio una nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.6 è stata registrata alle ore 00:17 nel nordest della Sicilia. Come dichiarato dal geologo Mario Tozzi e dall’ingegnere Remo Calzona: “Lo Stretto di Messina rappresenta una zona del tutto peculiare con acque che possono essere profonde fino a 2000 m. La realizzazione dell’opera si scontra con condizioni naturali e morfologiche uniche e persino pericolose per una struttura che non avrebbe precedenti nel panorama mondiale. L’elevato rischio sismico, i forti venti, l’ecosistema caratteristico sono tutti fattori che sconsigliano la realizzazione di un’opera così mastodontica.

Ma torniamo a parlare dei cittadini. Molti calabresi e siciliani credono che i 10 miliardi di finanziamento previsti per la realizzazione dell’opera rappresentano un costo folle rispetto agli scarsi benefici previsti. In più credono che sarebbe meglio spenderli per risolvere prima i reali problemi delle infrastrutture come strade, binari e similari. Secondo il rapporto “Pendolaria 2022″, realizzato da Legambiente, ancora oggi l’85% della rete ferroviaria in Sicilia è a binario semplice, ossia è percorsa dai treni nei due sensi di marcia, mentre in Calabria è del 69,6%. 

Altro punto che viene palesato è il “tempo guadagnato” perché con l’arrivo del ponte il passaggio dello stretto passerebbe dagli attuali 45 minuti in traghetto ai 25 minuti, ovvero un risparmio di soli venti minuti. “Sarebbe meglio garantire dei voli a prezzi più adeguati per andare in Sicilia con l’aereo” ci hanno detto. I giovani sono preoccupati anche per l’ambiente visto che la costruzione del ponte “rischia di fare grossi danni“. 

 

 

 

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