Sanità: un sistema che necessita di equità e innovazione

I sistemi sanitari di oggi, favoriscono i pazienti che hanno la fortuna di trovarsi in aree geografiche dove sono facilmente disponibili risorse sanitarie specialistiche. Come recita un popolare modo di dire anglosassone, l’efficacia della medicina ospedaliera e di prossimità, si valuta nel mondo a secondo del codice di avviamento postale.  Il riferimento è rivolto alle diseguaglianze di trattamento sanitario che esiste tra il Nord e il Sud del mondo  come, aggiungiamo noi, tra il Nord e il Sud dell’Italia.

Di fatto, esiste nel nostro Paese una preoccupante e crescente differenza nell’accesso e nella qualità dell’assistenza sanitaria tra le zone metropolitane e le aree rurali. Ma sarebbe sbagliato pensare che la soluzione per eliminare le disuguaglianze nell’assistenza sanitaria, possa essere risolta mediante lo sviluppo di nuovi programmi educativi e di formazione, perché le facoltà di medicina e chirurgia in Italia sono già di per sé un fertile ed efficace incubatore di ricercatori, di clinici, di chirurghi e di operatori sanitari. Il problema risiede piuttosto nella difficoltà, per il personale sanitario a tutti i livelli, di poter accedere ai posti di lavoro nella medicina ospedaliera in quella del territorio, e per la persistenza dei Governi di reperire risorse ricorrendo ai tagli di bilancio principalmente nei settori della sanità e della ricerca, con conseguenti effetti deleteri a carico dei cittadini e dei pazienti che hanno fatto sentire ìl proprio effetto proprio durante la pandemia da Coronavirus.

Ricordiamo in proposito come, in occasione della pandemia fa Coronavirus sia emersa, improvvisamente e drammaticamente, l’urgente necessità di reperire personale medico e sanitario? tanto nelle strutture ospedaliere quanto per la medicina del territorio e cosa non meno importante,  quanto sia stata inevitabile la totale dipendenza del nostro Paese dalla ricerca  biofarmacologica di paesi stranieri, alla quale siamo stati costretti a rivolgerci per il reperimento dei presidi terapeutici necessari per combattere l’epidemia.

In questo scenario non si può sottolineare la crescente tendenza delle nuove generazioni di operatori sanitari a prendere sempre più spesso la decisione di emigrare e rivolgere la propria attenzione ai Paesi stranieri, nei quali l’offerta di lavoro e le risorse messe in campo dai propri Governi, consentono ai giovani talenti italiani di poter svolgere dignitosamente il proprio lavoro realizzando quella  crescita professionale che gratifica gli operatori e rassicura i pazienti,

Nell’attesa che le diseguaglianze sull’assistenza sanitaria tra il Nord e il sud del paese possano essere cancellate da una politica sanitaria più equa e responsabile, la soluzione alle suddette criticità del sistema sanitario nazionale, potrebbe derivare dall’utilizzo di nuove tecnologie, che consentano alle infrastrutture sanitarie italiane e persino agli stessi medici del territorio, di sfruttare gli strumenti messi a disposizione dal mondo digitale, efficaci e veloci per consultazioni specialistiche attraverso la rete e per lo scambio di dati che possono essere utili, ad esempio, alla diagnosi precoce di patologie complesse o rare, sulle quali intervenire tempestivamente equivale a salvare la vita, oppure per acquisire nuove conoscenze, dati e casistiche più recenti.

Del resto questo aspetto avrebbe dovuto far parte dell’iniziativa europea che prevede lo sviluppo di progetti per la transizione digitale finanziabili con i fondi del Pnrr, ma di cui recentemente si sente parlare poco nelle nostre sedi istituzionali.

Potrebbero tornare utili, ad esempio, quelle applicazioni dell’intelligenza artificiale alla medicina che potrebbero cambiare significativamente lo scenario relativo alla carenza di risorse e di organici, distribuendo le competenze cliniche e della ricerca e superandone i limiti di distanza o di tempo.

Peraltro, mediante l’adozione di strumenti che utilizzano l’AI, anche i medici neolaureati e ancora privi di una  adeguata formazione specialistica, potrebbero avere accesso immediato a  una considerevole ed eterogenea mole di dati, che consentirebbero loro di orientarsi di una diagnosi difficile risparmiando tempo e probabilmente anche vite umane.

Ne scaturisce un appello a tutte le forze politiche dell’arco costituzionale e in particolare ovviamente a quelle a cui il popolo italiano ha dato mandato di governare, affinché si instauri una politica sanitaria virtuosa sotto il profilo dell’innovazione tecnologica e della ricerca, più equa e in grado di cancellare le diseguaglianze delle prestazioni e dell’assistenza  fra il Nord e il Sud del Paese.

Non vi è alcun dubbio che vanno proprio in questa direzione l’approvazione degli emendamenti del Movimento 5 Stelle all’articolo 4 del Decreto “Mille proroghe” in tema di sanità, ovvero: la proroga dell’utilizzo della ricetta dematerializzata fino al 2025; la proroga degli incarichi ai medici specializzandi per supplire alla carenza degli organici, anche in sostituzione di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta; la proroga dell’allentamento del vincolo di esclusività per il personale sanitario; la proroga dei termini per l’utilizzo del fondo stanziato nella Legge di bilancio 2022 per la riduzione delle liste d’attesa ed infine la concretizzazione del finanziamento di 10 milioni di euro del Piano oncologico nazionale preannunciato già nella legge di bilancio.

Da definire ancora  il tema della modifica dei termini per il raggiungimento dei requisiti necessari alla stabilizzazione del personale sanitario precario che ha lavorato durante la pandemia, oggetto di una valutazione del Governo ancora in corso.

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