I semiconduttori, il commercio internazionale e la logistica globale

Il commercio di semiconduttori e la logistica globale stanno innescando nuove dinamiche nel commercio mondiale. Gli scambi mondiali di semiconduttori e circuiti integrati sono stati valutati come superiori agli 890 miliardi di dollari nel 2020, una crescita di quasi il 10% rispetto all’anno precedente. Nel corso dell’ultimo anno è emersa una chiara controtendenza rispetto ad un contesto di generale contrazione del commercio estero legato alla crisi sanitaria. Non si tratta però di un fenomeno limitato solo all’anno 2020. Già nel corso degli anni precedenti, i ritmi di crescita della domanda mondiale del prodotto hanno mostrato un’accelerazione, soprattutto a partire dal 2017: i dati ExportPlanning segnalano incrementi attorno all’ordine di grandezza del 17% tanto nel 2017 che nel 2018, a cui fa seguito una modesta flessione nel 2019 (-1.1%). Confrontando i livelli del 2020 rispetto a quelli di 10 anni prima, si nota un incremento degli scambi dell’80%, elemento che suggerisce in modo esplicito come gli sviluppi tecnologici abbiano giocato un ruolo di primo piano per la crescente rilevanza del comparto dei semiconduttori. Se fino a poco tempo fa tali prodotti rientravano soltanto nel campo di osservazione degli esperti, per il loro ruolo sempre più significativo nella realizzazione di strumenti elettronici e dispositivi innovativi in moltissimi comparti industriali, negli ultimi mesi stanno catturando l’attenzione generale su scala internazionale, in relazione alla loro attuale carenza di offerta. Le conseguenze di tale particolare mercato rischiano di ricadere sulle numerose industrie che utilizzano tali componenti a fini produttivi, ma anche sui costi del consumatore finale.

Nell’ottica del commercio internazionale di circuiti e semiconduttori, la crescita cinese ha avuto un ruolo cruciale nel riequilibrio del peso della manifattura nelle singole economie nazionali, con un impatto negativo sull’occupazione. La patria produttiva dei semiconduttori risiede principalmente in Asia. La sola Cina detiene infatti più del 15% del totale dell’export nel 2020. Quote di poco inferiori si registrano per Taiwan, di poco superiore al 10% la quota detenuta da Singapore e Corea del Sud, più contenute le quote della Malesia e del Giappone. Dal lato occidentale, gli Stati Uniti emergono come primo maggiore esportatore, con una quota di mercato mondiale prossima al 6%. Tra gli europei, i ruoli più significativi emergono invece per Germania e l’Olanda, con quote di mercato attorno all’ordine di grandezza del 2%. Le logiche commerciali e il primato asiatico aiutano a comprendere l’essenzialità di una nuova visione del commercio globale. L’istituzione del Trade and Technology Council Eu-Usa – TTC potrebbe portare a un riavvicinamento tra Stati Uniti ed Europa e creare alleanze in industrie chiave, che potrebbero essere usate a vantaggio di entrambe le sponde dell’Atlantico per contrastare Pechino nei settori dove nel prossimo decennio si giocherà la leadership geoeconomica globale. I fili conduttori sono tecnologia e commercio, ma le sfide che Europa e Stati Uniti sono chiamate ad affrontare sono di portata globale e spaziano dal commercio internazionale, l’export contemporaneo e la politica estera. Lo stress indotto al sistema si è sommato alla guerra commerciale tra Cina e USA, che non ha facilitato l’arrivo di tale merce verso i Marchi automobilistici di casa nostra. Nel breve termine è probabile che, se la carenza di semiconduttori dovesse continuare, potremmo assistere a un impatto negativo sulle azioni delle molte aziende che sono implicate nella filiera. La crisi dei semiconduttori è sintomatica delle grandi sfide che il commercio a livello mondiale sta affrontando. La carenza di semiconduttori sta innescando un vero shock dell’offerta commerciale ricordando gli anni cupi delle crisi petrolifere.

 

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