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Sequestro documenti Trump, un lungo tira e molla. A che scopo?

Nella perquisizione a Mar a Lago l’FBI ha sequestrato a Donald Trump documenti contenenti un’informazione che è “tra i segreti più riservati che abbiamo”. È quanto ha affermato una fonte del Washington Post, confermando che una parte del materiale recuperato durante la perquisizione dell’8 agosto scorso viene considerata “riservata in modo straordinario perché potrebbe rivelare segreti ben custoditi sul modo in cui l’intelligence USA raccoglie le informazioni”.

Nei giorni immediatamente successivi alla perquisizione, sempre il Post aveva rivelato che l’FBI cercava nella residenza dell’ex Presidente materiale relativo agli arsenali nucleari. L’FBI ha interrogato ex staff e valletti della Casa Bianca che hanno descritto Trump come “un collezionista compulsivo, che ha personalmente controllato la sua collezione di memorabilia della Casa Bianca anche prima di lasciare Washington e che non voleva restituire nulla”. Questo ha convinto gli agenti federali che l’ex Presidente continuasse a conservare documenti riservati in Florida, anche dopo le 15 casse consegnate, di malavoglia, nel gennaio 2022.

Nel materiale le ‘lettere d’amore’ con Kim Jong

Subito dopo la conclusione del mandato di Trump, a gennaio 2022, i funzionari degli archivi nazionali si accorsero che non erano stati consegnati diversi documenti. Si rivolsero quindi allo staff dell’ex Presidente per chiederne la consegna, ma a questo punto iniziò uno stallo durato praticamente un anno e terminato solo quando Trump accettò, il 17 gennaio 2022, di consegnare parte del materiale.

Lo scorso febbraio, quando è emersa per la prima volta la vicenda dei documenti sottratti da Trump, sempre il Post ha rivelato che tra le carte consegnate agli archivi anche le lettere che si era scambiato con il leader nordcoreano Kim Jong, che lo stesso Trump aveva scherzosamente chiamato ‘lettere d’amore’.

Prima della perquisizione dell’FBI dell’8 agosto, in ogni caso, c’è stato un braccio di ferro durato mesi tra gli archivi nazionali e poi il Dipartimento di Giustizia da una parte e Trump ed i suoi avvocati dall’altra per i documenti che l’ex Presidente si era portato via dalla Casa Bianca.

Mesi di ritardi e provocazioni hanno insospettito l’FBI circa il materiale consegnato

Trump ha iniziato una strategia di ritardi, provocazioni e aperta sfida alle autorità federali che intanto si erano convinte che l’ex Presidente non aveva consegnato agli archivi tutto il materiale sottratto. In questa strategia rientra la lettera pubblicata ieri dagli archivi nazionali, datata 10 maggio e indirizzata ad un avvocato di Trump, in cui si ricorda che “sono passate quattro settimane da quando vi abbiamo informato della nostra intenzione di permettere che l’FBI prenda visione” del materiale che era stato riconsegnato agli archivi. E si comunica che non si ritiene legittimo l’argomento, usato dai legali di Trump, che quei documenti sarebbero stati coperti dal privilegio esecutivo.

Cosa c’era dentro le scatole sottratte a Mar a Lago?

I funzionari trovano, nel completo caos di materiale non catalogato che andava da ritagli di giornale, note scritte a mano e copie di briefing del Presidente, moltissime pagine di documenti, alcuni neanche appartenenti all’amministrazione Trump, alcuni dei quali recanti il timbro ‘classified’.

A questo punto ai funzionari non resta altro che notificare la cosa all’FBI. La vicenda diventa di dominio pubblico, con i democratici al Congresso che proclamano l’intenzione di indagare. Parte l’indagine dell’FBI con la richiesta di visionare il materiale classificato contenuto nelle casse arrivate agli archivi nazionali, a cui fa riferimento la mail del 12 aprile scorso arrivata agli allora avvocati di Trump, che fece infuriare ancora di più l’ex Presidente. Nella mail si invitava Trump ad inviare dei suoi rappresentanti, con l’adeguata autorizzazione di sicurezza, anche per la visione dei documenti.

Ma Trump impiega settimane per individuare i rappresentanti da inviare agli archivi di Washington. Da qui la lettera del 10 maggio della responsabile degli archivi Steidal Wall che comunicava che il Presidente Biden aveva dato a lei il potere di decidere il privilegio esecutivo non poteva essere applicato. Intanto l’inchiesta dell’FBI va avanti e praticamente in contemporanea, l’11 maggio, arriva a Mar a Lago un mandato di un grand jury per la consegna di qualsiasi materiale classificato che ancora si trova nella residenza.

3 giugno, legali Trump: tutto il materiale classificato è consegnato

Il tre giugno gli avvocati di Trump consegnano dei documenti insieme a una lettera in cui afferma che è stato consegnato tutto il materiale classificato. Il 22 giugno arriva un nuovo mandato a Mar a Lago, questa volta per la consegna delle registrazioni delle telecamere di sicurezza che mostrano come varie persone siano entrate ed uscite dal deposito dopo erano conservati i documenti. Sette settimane dopo, infine, decine di agenti federali arrivano a Mar a Lago per la prima perquisizione della storia della casa di un ex Presidente.

(foto di Pixabay)

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