Soldato morto in Afghanistan, Gip Tribunale Roma: “contraddizioni”

La morte del caporalmaggiore David Tobini, il parà della Folgore morto ad appena 28 anni il 25 luglio del 2011, a Bala Mourghab, la parte più impervia dell’Afghanistan, resta senza colpevoli. Ci si ferma al punto fermo messo dalla Gip del Tribunale di Roma, Roberta Conforti: nell’episodio ci sono “contraddizioni”.

Oltre alle presunte false testimonianze di un commilitone, nelle vicinanze di Tobini al momento del decesso, la vicenda resta piena di silenzi, lettere sparite nel nulla, perizie contrastanti. A distanza di undici anni ancora non si è arrivati ad una verità. “La legge ha ‘ucciso’ la giustizia come quella mano che ha ferito a morte mio figlio. Ora è una certezza quel nome e non mi fermo – dice la madre del parà all’Adnkronos -. Dopo 11 lunghi anni in cui si è nascosta la verità sono autorizzata a non credere che David sia morto per una pura fatalità. Nessuno mai ha indagato a fondo ed ora è giunto il momento che lo si faccia per rispetto a David”. “Ho sempre pensato al doloso, oggi più che mai – prosegue la madre di David -. Andremo avanti. Un modo lo troveremo, non puo’ ritenersi ‘ammissibile’ che anni di depistaggi su quanto accaduto quel 25 luglio del 2011 abbiano offeso tradito ingannato ed infangato la memoria di mio figlio. Aggiungerei, tradendolo in ogni principio di onestà e rettitudine”. E conclude: “Una ‘condanna morale’ sottile, come è scritta in questa ordinanza non potrà mai rendere libero un ‘uomo'”.

Pm: “non vi sono elementi che possano permettere in maniera univoca una ricostruzione del fatto”

Sulla morte di Tobini hanno indagato, più volte, due Procure, quella ordinaria di Roma e anche quella militare. La Procura ordinaria, con il Pm Sergio Colaiocco, lo stesso che si occupa del caso Regeni e del sequestro di padre Dall’Oglio, aveva chiesto il 24 settembre del 2020 e poi ottenuto, l’archiviazione “per l’impossibilità di ricostruire in modo univoco i fatti, non conoscendo il tipo di arma da fuoco e la distanza da cui è stato esploso il colpo”. “Dalle ulteriori attività di indagini effettuate non vi sono elementi che possano permettere in maniera univoca una ricostruzione del fatto che ha portato la morte di David Tobini“, si leggeva nella richiesta di archiviazione.

Ma anche in quella circostanza la madre di Tobini si oppose. “L’inchiesta non può essere archiviata per illogicità della stessa rispetto alle risultanze probatorie”, scriveva nell’opposizione l’avvocato della famiglia, Paolo Pirani. Perché a parere del legale “il fascicolo in questione avrebbe dovuto avere ben altra conclusione, se non altro con riferimento a molteplici circostanze che avrebbero meritato maggiori approfondimenti ed adeguata considerazione”. La mamma di Tobini ha sempre parlato di “numerose contraddizioni”, che sarebbero emerse nel corso dell’inchiesta. E che ora vengono ribadite anche dalla Gip nella ordinanza di archiviazione.

Le prime ombre sono sul colpo mortale: chi ha sparato e da qualche posizione?

Intanto, il colpo che ha ucciso David Tobini. Secondo la difesa sarebbe stato un proiettile compatibile con un 5.56 in dotazione alla NATO ad uccidere Tobini. Come hanno ribadito i due consulenti della difesa, il professor Martino Farneti, che in passato si era occupato anche delle stragi Falcone e Borsellino, ed il dottor Ermanno Musto, che “sebbene abbiano lavorato separatamente ed autonomamente, sono arrivati alle medesime conclusioni”. “Il colpo che ha attinto la testa di David è stato sparato ‘pressoché a contatto'”, cioè a distanza ravvicinata. “Circostanza questa non affatto smentita sotto il profilo tecnico dalla Relazione del Racis”, scriveva il legale nella opposizione, che parla di “argomentazioni apodittiche, contradittorie e prive di scientificità”. Non solo, ci sarebbe anche una contraddizione “su quello che diceva il medico legale e quello che sosteneva il Ris – diceva l’avvocato Paolo Pirani -. Il Ris dei Carabinieri diceva che il colpo alla testa era posteriore mentre il medico legale diceva che era da anteriore a posteriore. Non è possibile, noi abbiamo evidenza che il colpo è posteriore”. Inoltre, l’elmetto che indossava il caporalmaggiore “non è mai stato analizzato dal punto di vista radiografico. Perché?”. La perizia redatta dall’esperto balistico Ermanno Musto, fa emergere che “sull’elmetto e il corpo di David ci sono tracce di ustione e combustione che testimoniano come il colpo sia stato a contatto o nella brevissima distanza”, come ha sempre ribadito l’avvocato Paolo Pirani.

Un altro elemento d’ombra è una lettera scritta da David Tobini alla madre, scomparsa nel nulla dopo la morte del parà. “Non saprò mai cosa mi aveva scritto mio figlio…“, dice la signora Annarita. David Tobini, dopo avere festeggiato il suo compleanno in Italia era ripartito per tornare in missione in Afghanistan. Ma dopo appena ventiquattro ore verrà ucciso.

La madre non si è mai arresa: “ho capito dal primo istante che c’era qualcosa che non quadrava”

Adesso la Gip, nella ordinanza, sottolinea che “la ricostruzione dell’accaduto resa al Pm” dal soldato che si trovava in trincea con David Tobini, “sia smentita dalle altre acquisizioni investigative nonché dagli elementi offerti alla valutazione di questo giudice dalla difesa della denunciante”, cioè la madre di David Tobini. Che continua a dire: “Ho capito dal primo istante che c’era qualcosa che non quadrava nella morte di mio figlio“, dice da anni la donna.

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it