Sta forse decollando anche In Italia il mercato delle cambiali finanziarie

Se nella vicina Francia si può parlare di un mercato ormai consolidato, in Italia si stanno, finalmente, muovendo i primi passi in tema di sviluppo del mercato delle cambiali finanziarie.

In realtà le cambiali finanziarie sono uno strumento introdotto nel nostro ordinamento dal 1994, ma la loro emissione era preclusa agli intermediari bancari; un divieto eliminato  con il Decreto Rilancio, convertito in legge lo scorso luglio.

Cosa sono le cambiali finanziarie

Come si diceva, si tratta di strumenti finanziari già molto diffusi nello Stato Transalpino (a fine gennaio il relativo mercato ammontava complessivamente a 276 miliardi di euro) e in altri Paesi dell’Unione Europea.

A ciò si aggiunga il  riconoscimento ufficiale del loro ruolo da parte della Banca Centrale Europea, in quanto accettati come collaterale nella richiesta di finanziamenti. Per inciso, rimanendo in tema di BCE, va ricordata anche la certificazione di qualità STEP (Short Term European Paper) finalizzata alla creazione di un mercato europeo uniforme. ù

Un’etichetta attribuita a questi titoli di credito con scadenza compresa tra 1 e 12 mesi, necessaria non solo per l’emittente per  fregiarsi dello status di investment grade, ma anche per rientrare nei piani di riacquisto dell’Istituto di Francoforte.

La prima emissione in Italia

Alla luce di quanto finora ricordato è, quindi, da registrarsi con soddisfazione la prima emissione in Italia di cambiali finanziarie da parte di una banca, la Civibank, nell’ambito di un programma triennale di complessivi 600 milioni di euro e con coprotagonisti Intesa San Paolo Divisione IMI Corporate e due studi legali, Allen & Overy e Hogan Lovells.

Ora si vedrà se la strada aperta da questa prima emissione bancaria sarà seguita anche da altri intermediari creditizi, che potrebbero cogliere nelle cambiali finanziarie un’alternativa interessante alla classica raccolta a breve termine, allettati dalle loro caratteristiche di accessibilità, flessibilità e costi ridotti.

Potrebbe, così, finalmente decollare anche in Italia un mercato che, nelle valutazioni degli esperti del settore, presenta una potenzialità di sviluppo dell’ordine di un centinaio di miliardi di euro.

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