“Sono molto provato umanamente e anche molto amareggiato ma professionalmente sono a posto. Mi dispiace leggere che non avremmo fatto il soccorso. Puoi avere salvato 100 mila persone ma se poi non riesci a salvare una famiglia, un bambino e una giovane donna, ti fa sembrare inutile il tuo lavoro”. Vittorio Aloi è il Comandante della Capitaneria di Porto di Crotone. E ancora, ribadisce: “Crediamo di avere operato anche in questo caso secondo le nostre regole di ingaggio”.
“Non mi risulta che si trattasse di una segnalazione di distress”
Poi, parlando dell’inchiesta aperta dalla Procura di Crotone sul naufragio dice: “Saremo sentiti e ci farà piacere chiarire, chiariremo a chi dovere quando ce lo chiederanno”. E alla domanda sul perché non abbiano agito nonostante la segnalazione della sera prima, il sabato 25 febbraio, di una imbarcazione ‘distress’, cioè in pericolo, nello Ionio, replica: “Non mi risulta che si trattasse di una segnalazione di distress, sapete he le operazioni le conduce la Guardia di finanza finché non diventano comunicazione di Sar (di salvataggio ndr). Io non ho ricevuto alcuna segnalazione”.
E a chi gli chiede del rimpallo si responsabilità replica: “Non posso dire nulla, la Guardia costiera ha fatto un comunicato stampa e c’è scritto tutto e bene e lo capiamo tutti. C’è una inchiesta della Procura che non riguarda noi. Se e quando saremo chiamati a dare la nostra versione atti alla mano, brogliacci etc, noi riferiremo”. E poi ricorda che quel giorno “c’era mare forza 4”. “Le motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8”.
E dice: “della ricostruzione dei fatti non mi posso permettere di anticipare le conclusioni, stiamo rifacendo tutto il percorso dei fatti e riferiremo”. E ancora: “Non è vero che non siamo intervenuti, dovreste conoscere gli accordi a livello ministeriale”.