Strage migranti Crotone, salgono a 64 le vittime. La ricostruzione

Mentre sale a 64 il tragico bollettino dei morti nella strage di migranti di Crotone, emergono nuovi dettagli.

Ottomila euro per ognuno dei migranti, saliti a bordo della barca naufragata davanti alle Coste di steccato di Cutro. I risparmi di una vita per molti dei migranti finito poi in acqua. È quanto ha scoperto la Procura che ha emesso i tre fermi di Polizia giudiziaria per altrettanti scafisti, di cui uno minorenne. I due di maggiore età, un turco e un pakistano, sono stati portati nel carcere di Crotone. Il minorenne nel carcere minorile di Catanzaro.

Partiti il 23 febbraio da Izmir, Turchia: a bordo in 180

Secondo una prima ricostruzione, l’imbarcazione era partita giovedì mattina, 23 febbraio, da Izmir, in Turchia, con un carico di cittadini iracheni, iraniani, afghani e siriani. A bordo almeno 180 persone. Arrivati sulle rive di Crotone, la nave si è imbattuta su una secca e si è spezzata in due. Con gli ultimi corpi recuperati le vittime accertate finora salgono a 63, ma si teme possano essere molte di più. La procura di Crotone ieri ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di omicidio, disastro colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I sopravvissuti sono stati 79.

“La squadra mobile della polizia, i carabinieri di Crotone e i finanzieri della sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Crotone, sotto il coordinamento di questo ufficio di Procura, sono riusciti a individuare tre presunti trafficanti di uomini che avrebbero condotto il barcone dalla Turchia all’Italia, nonostante le condizioni proibitive del mare, approdando sulle coste calabre e causando il terribile naufragio”, spiega la procura. Si tratta di “un cittadino turco e due pachistani, quali presunti responsabili principali della tragedia” che, secondo i primi accertamenti, “avrebbero richiesto ai migranti, per il viaggio di morte, circa 8mila euro ciascuno”.


Un superstite: avaria al motore e “la gente iniziava a soffocare”

Intanto i superstiti ricostruiscono la tragedia. “Circa 4 ore prima dell’urto della barca è sceso nella stiva uno dei due pakistani e ci ha detto che dopo tre ore saremmo arrivati a destinazione. Lui si è ripresentato un’ora prima dello schianto dicendoci di prendere i bagagli e prepararci a scendere che eravamo quasi arrivati. All’improvviso il motore ha iniziato a fare fumo, c’era tanto fumo e puzza di olio bruciato”, racconta un sopravvissuto.

L’uomo ha riferito quanto accaduto agli inquirenti che indagano sulla tragedia costata la vita ad almeno 63 persone, con decine di dispersi. Sono tre gli scafisti arrestati. “La gente nella stiva iniziava a soffocare e a salire su – racconta ancora il superstite -. Ho fatto in tempo ad afferrare mio nipote e a salire in coperta dopo di che la barca si è spezzata e l’acqua ha iniziato a entrare. Quando sono salito senza più riscendere sotto c’erano circa 120 persone tra donne e bambini”.

Gli scafisti hanno gonfiato un gommone e sono scappati

A quel punto, gli investigatori gli chiedono cosa hanno fatto gli scafisti. Ecco la risposta: “Ho visto che il siriano e due turchi hanno gonfiato un gommone e sono scappati. Non ho visto cosa ha fatto il turco con il tatuaggio sullo zigomo perché ho pensato di mettere in salvo mio nipote”.

(foto di Pixabay)

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