Stress: chi lavora in smart working rischia maggiormente

Secondo una recente ricerca, pubblicata da Gartner, ha rivelato che chi lavora parzialmente, o totalmente, in smart working, sono più a rischio stress.

Infatti, secondo Gartner, il 40% di chi lavora almeno parzialmente da casa fa orari più lunghi e fatica a disconnettersi.

Il tradizionale orario dalle 9 alle 5 non ha più senso oggi – spiega Alexia Cambon, autrice principale dello studio – perché siamo in un ecosistema in cui si lavora tutto il giorno da casa, e ci sono molte più interruzioni per motivi lavorativi o familiari. Dobbiamo mettere qualche confine perché questo non va bene per la salute mentale, visto che conciliare tutti gli aspetti è diventato più difficile”.

La distrazione è, proprio, una delle motivazioni principali che è emerso dalla ricerca. Infatti chi lavora da casa ha un rischio maggiore di 2,54 volte di perdere la concentrazione, rispetto a chi lavora in ufficio. In più, sempre dallo studio, è emerso che i meeting virtuali sono fonte di maggiore stress, rispetto a quelli reali.

Da quanto si può apprendere dalla ricerca, in pratica, “Con il lavoro da remoto che ha sfumato i confini tra lavoro e vita personale i lavoratori non riescono a mettere confini, e molti restano connessi anche molto dopo la fine dell’orario teorico di lavoro”.

Una problematica che non è solo prerogativa di smart working, ma anche degli studenti. Specie delle superiori e universitari, ormai da oltre un anno costretti alla dad.

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it