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Tribunale di Bologna rinvia alla Corte di Giustizia europea decisione su “paesi sicuri”

Il  Tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia europea il caso di un cittadino del Bangladesh che aveva richiesto la protezione internazionale. Sostanzialmente il Tribunale chiede chiarimenti su quale sia il parametro su cui individuare i cosiddetti “paesi sicuri” e se il principio del primato europeo imponga di ritenere che in caso di contrasto fra le normative prevalga quella comunitaria.

Il lungo quesito che il Tribunale ha inviato in Lussemburgo è maggiormente sulla definizione di “paese sicuro” , entrando però anche nel merito e contestando il principio per cui potrebbe definirsi sicuro un Paese in cui la generalità, o maggioranza, della popolazione viva in condizioni di sicurezza, visto che il sistema di protezione internazionale si rivolge in particolare alle minoranze minacciate e perseguitate. Portando anche il paradosso che la Germania nazista fosse stata estremamente sicura per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca, ad eccezione di ebrei, omosessuali, oppositori politici e rom.

Il tribunale chiede se l’ordinamento europeo è prevalente sulla legge italiana. Si fa esplicito riferimento al caso del Bangladesh, partendo proprio dal procedimento che ha innescato il rinvio, ricordando che i casi in cui si riscontra la necessità di una protezione internazionale sono legati all’appartenenza alla comunità Lgbtqi+, alle vittime di violenza di genere, alle minoranze etniche e religiose, senza dimenticare i cosiddetti sfollati climatici.

Il vicepremier Matteo Salvini commenta: “Se qualcuno, invece di essere in tribunale, si sente nella sede di Rifondazione comunista, si tolga la toga, si candidi alle elezioni e faccia politica. Non possono esserci giudici che smontano la sera quello che altri fanno la mattina. Siamo anche stufi di lavorare, come ci chiedono i cittadini, per portare più sicurezza, per avere poi qualche giudice comunista, questo è, che ritiene che i confini non servano e che le leggi non servano, e che ognuno ha diritto a fare quello che vuole”.

Riccardo Magi di +Europa dice: “Meloni e Piantedosi stanno provando per l’ennesima volta a bypassare gli obblighi derivanti dal diritto europeo che loro stessi sanno essere insuperabili. Altro che vittime: sono loro che vanno deliberatamente allo scontro frontale con la magistratura”.

Fratoianni, leader di Sinistra Italiana sostiene:  “Quando non ci si vuole rendere conto della realtà, quando ogni occasione è buona per fare pessima propaganda, quando si decide di non rispettare le norme internazionali, è evidente che prima o poi ci si ritrova nei pasticci”

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