Non sono “trumpiano” e non sono “harrisiano”, ma l’unico motivo che mi spinge a essere, tutto sommato, dalla parte di Trump è che mi auguro che la logica distopica del tycoon possa servire da stimolo per l’Europa che, se vuole giocare un proprio ruolo strategico nel quadripolarismo che governa il pianeta, USA, Cina, Arabia Saudita e Russia, deve essere protagonista di se stessa, acquisendo la necessaria autorevolezza che può derivarle solo da una totale revisione del “sistema Europa”, oggi ancora privo di una propria identità e della consapevolezza di aver vissuto per troppo tempo sugli allori “a stelle e strisce”.
Un sistema di cui fa parte l’Italia che oggi, forse, grazie al ritorno dell’America “dell’età dell’oro” più volte annunciata da Trump, deve prendere atto che l’assistenzialismo economico finanziario filo americano è finito e che la difesa militare targata U.S., della quale ha sempre beneficiato, sarà vieppiù assottigliata; che la politica economica e sociale degli Stati Uniti si concentrera’ sulle criticità che affliggono il Paese, presenti, soprattutto, in quelle aree interne tra i due oceani, che maggiormente hanno fatto vincere il neoeletto Presidente, dove c’è l’America vera, che ha creduto nell’America First di Donald Trump, lontana dagli skyline miliardari delle ricche metropoli costiere.
L’Europa, pertanto, è da ora in poi chiamata a serrare i ranghi e dimostrare al mondo intero e soprattutto grazie all’Italia, che essere stata culla di nobili e antiche civiltà farà sì che l’Unione possa recuperare la memoria dei tempi migliori, correre e non solo camminare, contando sulle proprie gambe e sulle proprie risorse culturali, economiche, industriali, sociali e militari.
Non sarà un processo di cambiamento facile né tantomeno indolore, ma non vuol dire scegliere l’isolamento autocratico, ma assumersi il senso di responsabilità nell’acquisire la determinazione e la consapevolezza delle proprie capacità, della propria autonomia, riuscendo ad occupare un ruolo primario e una dignità nella condivisione e negli scambi con gli altri Paesi.
E oggi le vie dei traffici commerciali legali e quelli illegali contaminati dalle infiltrazioni criminali di diverse origini e natura, come anche il dominio politico e militare del territorio, hanno una nuova frontiera e costituiscono quel “Nuovo Mondo” che si chiama Artico, ricco di un’infinità di risorse e di opportunità, dove tutti vorranno occupare un proprio spazio, lanciando un’ulteriore sfida nella quale l’Europa sarà chiamata a impegnarsi duramente.