Uccelli migratori: meno illuminazione e più alberi per salvarli

In primavera e in autunno, milioni di uccelli migratori si spostano tra luoghi di riproduzione e di svernamento, coprendo enormi distanze. La maggior parte delle specie migra di notte poiché i predatori sono meno attivi. Non è ancora chiaro agli scienziati come gli uccelli siano effettivamente in grado di percorrere così lunghe distanze in orario notturno.

Il Cornell Lab of Ornithology della Cornell University si occupa di migrazione degli uccelli e ha analizzato in che misura i fenomeni migratori siano influenzati da cambiamenti climatici e la presenza di luce artificiale nelle ore notturne. In un recente studio, i ricercatori anno avuto accesso a milioni di osservazioni di uccelli effettuate dai “cittadini scienziati”. É stato possibile così  mappare la presenza di specie di uccelli migratori in 333 città degli Stati Uniti, nelle quattro stagioni.

I cittadini scienziati

I Citizen Science sono cittadini volontari che accedono a portali online specializzati per inserire le loro osservazioni del mondo naturale. Una di queste iniziative, eBird, consente agli osservatori di uccelli di condividere le loro osservazioni con il resto del mondo.

Ad oggi, eBird contiene oltre 922 milioni di osservazioni di uccelli rilevate da oltre 617.000 partecipanti. Le informazioni raccolte sono state elaborate per determinare la variazione del numero di specie di uccelli migratori in rapporto al livello di inquinamento luminoso di ciascuna città.

L’inquinamento luminoso e gli uccelli migratori

Le aree urbane celano numerosi pericoli per gli uccelli migratori. Inoltre non offrono né adeguate risorse alimentari né un riparo sicuro, necessari agli uccelli durante la fase di migrazione o quando crescono i loro piccoli. Gli ornitologi della Cornell University sono piuttosto preoccupati per il progressivo allontanamento degli uccelli migratori dalle rotte migratorie tradizionali e dai loro habitat naturali.

Dall’analisi dei dati di eBird è emerso che sono proprio le città ad ospitare gran parte delle specie di uccelli migratori. L’innalzamento del livello di inquinamento luminoso è associato all’aumento delle specie di uccelli coinvolti nella migrazione. Questo è dovuto alla grande capacità di attrazione delle fonti di illuminazione artificiale, che orientano il comportamento migratorio degli uccelli, i quali tendono a concentrarsi nelle aree urbane. Al contrario, le specie di uccelli migratori sono meno numerose durante l’estate e nei mesi invernali, a causa degli inospitali habitat forniti dalle città. Queste ultime sono prive di aree boschive e hanno un impatto negativo con l’inquinamento luminoso sul comportamento e sulla salute degli uccelli.

Le aree urbane sono senza dubbio luoghi rischiosi per gli uccelli migratori. La principale minaccia è costituita dal rischio di collisione contro edifici o tralicci. Gli scienziati hanno evidenziato che l’inquinamento luminoso crea disorientamento al punto tal punto da ostacolarne i movimenti.

Meno illuminazione e più alberi 

Gli scienziati della Cornell University hanno anche esaminato la correlazione esistente tra la variazione nel numero di specie osservate in ciascuna città e due elementi dello spazio urbano: l’abbondanza di vegetazione nella chioma degli alberi e la presenza di superfici impermeabili. I risultati mostrano che la migrazione degli uccelli nei centri urbani verrebbe agevolata da eventuali opere di rimboschimento.

Il clima è un ulteriore fattore determinante per le migrazioni. Da un lato, le strutture e le superfici pavimentate delle città assorbono e sprigionano più calore rispetto alle superfici naturali, rendendo le prime meno ospitali delle seconde. Dall’altro se edifici, strade e parcheggi hanno sostituito quasi integralmente le aree verdi delle città, le zone urbanizzate sono necessariamente più calde delle zone periferiche circostanti. In inverno gli uccelli traggono quindi beneficio nel soffrire di meno il freddo e nella maggiore probabilità di trovare insetti.

 

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