UE, oggi summit: incognita voto per l’accordo sulle nomine

A Bruxelles la partita è apparentemente già chiusa. Un’anticipazione così plateale dell’intesa rischia di rendere il vertice di oggi e domani una formalità, urtando la sensibilità, ma secondo alcuni in un certo senso facendo persino il gioco, di chi è rimasto fuori dall’intesa, come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier ceco Petr Fiala, dell’Ecr, e l’ungherese Viktor Orban, che non appartiene a nessuna famiglia politica.

Sulla carta non c’è partita: si vota a maggioranza qualificata rafforzata, cioè almeno 20 Paesi membri a favore, in rappresentanza di almeno il 65% della popolazione. Ppe, Pse e Renew insieme contano su 22 capi di Stato e di Governo, cui si può aggiungere, come minimo, il Presidente lituano Gitana Nauseda. Non c’è modo, per i due dell’Ecr (Giorgia Meloni e il ceco Petr Fiala), anche unendo le forze con Viktor Orban e con lo slovacco Peter Pellegrini (sostituisce il premier Robert Fico, ancora convalescente dopo l’attacco che per poco non gli è costato la vita), per fermare l’accordo.

Certo, il Consiglio Europeo tenta “sempre” di essere “inclusivo”, spiega un alto funzionario UE. Tuttavia, aggiunge, “ci sono delle regole”, la maggioranza qualificata rafforzata, e “non possiamo impedire ai leader di fare accordi”, se credono. Non è sicuro che si arriverà ad un voto: “Dovremo valutare esattamente a che punto sono i leader”, dice la fonte. Si dovranno soppesare, eventualmente, “i motivi” che spingono un Capo di Stato o di Governo a volere il voto.

La ‘questione’ Giorgia Meloni

Da parte della presidenza del Consiglio Europeo c’è una evidente volontà di tenere il più possibile i leader a bordo, anche perché Giorgia Meloni a livello UE è sempre stata collaborativa. Anche una fonte diplomatica europea ritiene che “più ampio sarà il consenso” sulle cariche apicali, meglio sarà. Con la premier italiana “si può lavorare”, hanno spiegato ripetutamente fonti UE. Tuttavia, “il trattato è il trattato, ci sono delle regole”, ricorda l’alto funzionario UE: quindi, se Ppe, Pse e Renew vorranno scegliere la linea dura, possono farlo. In questo clima, non aiuta il fatto che al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, che ha notoriamente rapporti pessimi con Ursula von der Leyen, si attribuisca la volontà di voler impedire un secondo mandato per l’attuale inquilina di palazzo Berlaymont.

Il summit di domani: interventi e temi

L’assenza di Michel dal negoziato tra i delegati di Ppe, Pse e Renew il 7 giugno è sintomatica. E ha avuto come risultato che i leader ‘esterni’, quelli dell’Ecr e gli indipendenti, sono rimasti privi di un indispensabile ‘trait d’union’ con la maggioranza. Non è chiarissima neppure l’agenda del summit di domani. Le poche certezze sono che si inizierà prima del solito, intorno alle 14 (doorstep tra le 12.30 e le 13.30), con il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che sarà fisicamente presente al vertice, per firmare un accordo che riguarda gli impegni dell’UE per la sicurezza dell’Ucraina.

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