Roma, 6 nov. – (Adnkronos) – Veicoli fuori uso: in Italia il recupero energetico e il riciclo dei materiali che li compongono è un percorso ad ostacoli che si scontra con l’assenza degli impianti e la non sostenibilità economica del processo. A tracciare il quadro della situazione è Mauro Grotto dell’Aira (Associazione Industriale Riciclatori Auto), in occasione del webinar “Dalle modifiche al D.Lgs. n. 209/2003 alla nuova Direttiva Elv” oggi nell’ambito di Ecomondo.
Da una parte bisogna incrementare il riciclo di vetri e plastiche, dall’altra puntare al recupero energetico del car fluff, la frazione leggera che deriva dalla frantumazione delle autovetture che costituisce una quota significativa del peso delle auto, fino al 20%, e che oggi in Italia va prevalentemente in discarica, impedendo il raggiungimento degli obiettivi di riciclo. Ma, spiega Grotto, “in Italia il recupero energetico del fluff oggi non è possibile, per tante ragioni: innanzi tutto per una questione di capacità degli impianti, oggi di fatto inesistente (stiamo parlando di 250-300mila tonnellate l’anno di fluff). L’altra questione è di sostenibilità economica: oggi avviare a recupero energetico il fluff ha un costo non sostenibile per la filiera”.
Risultato, “oggi in Italia il sistema si regge grazie alla discariche, alcune di proprietà degli stessi impianti di frantumazione che stanno cercando di sopperire a questa mancanza”.
L’Aira si è fatta promotrice presso i decisori politici di introdurre la possibilità per la filiera di avere un accordo di programma, di fatto un incubatore dove sia possibile lavorare insieme per incrementare e raggiungere questi obiettivi, non solo per il recupero energetico ma anche per aumentare le percentuali di riciclo. Il periodo non è dei più semplici per mettere in piedi un accordo di programma, ma avere la possibilità di svilupparlo sarebbe già un passo in avanti.
Altra questione sui cui si è fatto un passo indietro, è quella dell’esportazione dei veicoli fuori uso, da arginare perché priva l’Italia di materia prime. “Abbiamo fatto autentiche battaglie per ottenere modifiche legislative per arginare questo importante flusso verso l’estero – ricorda Grotto – ma con la recente modifica dell’articolo 103 del codice della strada si è fatta una clamorosa marcia indietro consentendo l’esportazione dei veicoli fuori uso”.
“Da una parte giustamente il governo sta agendo per svecchiare un parco auto molto vecchio, ma dall’altra – sottolinea – dà anche la possibilità di esportare veicoli inquinanti e obsoleti privando l’Italia di materia prima. Un fenomeno ampiamente discusso anche in commissione Ecomafia che ha sancito gli effetti illeciti del fenomeno e mi auguro si prendano presto misure per arginare il fenomeno”.