Intervista a Vittorio Storaro vincitore di tre Premi Oscar e recentemente del prestigioso “Premio Roma per lo sviluppo del paese”, promosso da “Tempo Finanziario”.
Nell’intervista il maestro commenta la difficile situazione in cui versa il settore del cinema a seguito delle misure restrittive imposte dalla pandemia. Commenta come si sarebbe potuto evitare di ricorrere alla chiusura delle sale cinematografiche.
Il maestro ricorda il primo momento in cui scoprì la passione per il cinema. Aveva soli 11 anni. Entrando nella cabina di proiezione della Lux Film in cui lavorava suo padre, vide per la prima volta le immagini di un film di Carlie Chaplin. “E fu quello – dice – il momento in cui ho scoperto di amare il cinema”.
Storaro parla dell’emozione che si prova a essere chiamati sul palco degli Oscar che ha vinto per tre volte con il film Apocalypse Now, diretto da Ford Francis Coppola, seguito da Reds per la regia Warren Beatty e da L’Ultimo Imperatore, capolavoro di Bernardo Bertolucci.
Il maestro non ama essere definito direttore della fotografia. Trova questa definizione “irrispettosa nei confronti del regista” di un film e spiega perchè preferisce il termine inglese di “Cinematographer”.
Confessa di essere sempre rimasto attratto dalla filosofia di vita che si nasconde nei dipinti del Caravaggio.
Storaro, che ha compiuto 80 anni, ha lavorato insieme ai più grandi registi della storia del cinema mondiale. Racconta del suo legame professionale e umano con il regista Bernardo Bertolucci con cui ha condiviso anche uno dei tre Premi Oscar.
Per entrambi la dicotomia tra luce e ombra, giorno e notte, chiari e scuri, è stato il fil rouge della loro straordinaria carriera e della innata capacità di comunicare l’essenza della vita.
Attraverso il proprio talento e grazie al cinema, Vittorio Storaro continua ad essere maestro di luce e ambasciatore della cultura italiana nel mondo.