Putin, da ex militare a “Zar” della Repubblica russa

Putin Vladimir Vladimirovič, attuale Presidente della Federazione Russa, terminerà il suo  mandato,il quarto,nel 2024 . Il suo nome non è legato solo agli ultimi vent’anni del suo Paese e al futuro prossimo, ma anche al futuro delle relazioni coi Paesi europei.Ed è uno dei principali protagonisti della geopolitica.

In queste drammatiche giornate il suo nome è rimbalzato , in ogni parte del mondo, attraverso i mass media accompagnato dalle domande, dalle analisi, dalle supposizioni di politici, tecnici ,esperti militari, ai quali  ci affidiamo, per cercare di avere le risposte che ci spieghino le ragioni per cui  nel 2022 una Nazione risolva di  dichiarare guerra ad un altro Paese .

Quindi se non riusciamo a capirne l’operato possiamo però conoscerne il percorso (anche se la sua carriera è tra le più oscure della storia russa) che lo ha reso il “cattivo internazionale” .

Nel novembre del 1989 mentre il mondo celebrava la caduta del muro di Berlino e la fine della cortina di ferro, un  giovane uomo, vedeva l’inizio di una nuova era: la sua.  L’ascesa di Vladimir Putin fu segnata dalla caduta di quel muro: in quell’occasione da tenente colonnello in servizio a Dresda, dovette fronteggiare un assedio alla stazione del KGB nella Germania dell’ Est.Dagli eventi di Dresda Putin tornò a Mosca, togliendosi i panni dell’agente del KGB e indossando quelli del politico.

Prima l’incarico di Vicesindaco di San Pietroburgo, sua città natale, poi un ritorno alle origini, nel 1998, con il comando del FSB, una delle Agenzie che succedettero al KGB, affidatogli da Yeltsin. Disilluso dal crollo dell’Unione Sovietica che Putin definì la «più grande tragedia della storia», e lasciatosi alle spalle l’ideologia marxista -leninista della gioventù imparata sui banchi di scuola.

Il motto zarista «Autorità, ortodossia e nazionalismo» ,diventò la guida di un leader che ,fin dai primi anni al potere ,volle ricostruire la Russia sulle fondamenta di ordine e stabilità.

I primi anni di Putin al Cremlino furono segnati dal pugno di ferro in Cecenia ,dove   scatenò una guerra contro i separatisti in risposta a una serie di attacchi terroristici avvenuti nella regione caucasica. Un interventismo che avrà il suo culmine più drammatico nel sequestro della scuola di Beslan , da parte di estremisti islamici ceceni nel 2004, nel sud della Russia, dove morirono 334 ostaggi, metà dei quali bambini.  Dopo quel drammatico evento, Vladimir Putin decise di eliminare le elezioni dirette dei Governatori regionali che vennero così nominati dal Cremlino.

Quello che sta succedendo ora in Ucraina riporta alla mente quanto accadde nel 2014 con l’invasione della Crimea, fino ad allora Repubblica autonoma indipendente all’interno dell’Ucraina. Era il 20 febbraio quando Mosca decise l’operazione militare. A precedere l’occupazione furono i cosiddetti “omini verdi”, ossia i miliziani armati privi di insegne militari , mentre lungo le coste apparve la flotta del Mar Nero dell’Armata della Federazione Russa.Insediato un governo filo-russo, venne organizzato a tempo di record un referendum sulla “autodeterminazione della Crimea”. Il risultato fu bulgaro: il 95% dei voti furono favorevoli.

Il 18 marzo 2014 Mosca,  formalmente, incorporò la Crimea insieme a Sebastopoli come due soggetti federali della Federazione Russa. Tutto questo in violazione del diritto internazionale, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.

Continua così la pax di Mosca o meglio di Vladimir Putin, per la ricostruzione della Russia. Lo zar si assicura la fedeltà degli oligarchi russi a cui concede di poter accumulare ricchezze in cambio del loro disimpegno dalla politica. I media diventano di proprietà dello Stato, i rivali politici vengono eliminati e le Istituzioni sono accentrate nelle mani dell’uomo a capo del Cremlino

Nel 2018 Putin vince le presidenziali (con il 76,6 per cento dei voti) e apre il suo quarto e ultimo mandato. Ma la corruzione, il nepotismo e le elezioni messe sempre più in dubbio, hanno indebolito la classe media . Nella Russia dell’ordine sancito da Putin crescono le manifestazioni di piazza e l’opposizione, per quanto soffocata alla radice, continua a esistere, come dimostrano i continui arresti del suo più conosciuto oppositore,Alexei Navalny,  e le proteste del luglio scorso, che hanno visto giovani scendere in piazza contro la decisione delle autorità di vietare la candidatura a diversi esponenti dell’opposizione nelle elezioni municipali di settembre .

Secondo la politologa Tatjana Stanowaja:La svolta è all’inizio del 2020 quando Putin modifica la Costituzione e si rende di fatto presidente a vita: può stravolgere le regole a suo piacimento e questo cambia la sua psicologia e il modo in cui si rapporta ai suoi avversari interni ed esterni, lo fa sentire onnipotente”.

La Storia darà le sue risposte,a noi non resta che restare con il fiato sospeso nell’attesa degli eventi.

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