Wojtyla: quarant’anni dall’attentato che segnò la Chiesa

Era proprio quest’ora, le 17.17 quando il 13 maggio 1981, quattro colpi di pistola riecheggiano in Piazza San Pietro gremita di fedeli che salutano e cercano la benedizione del Papa. Wojtyla, dopo aver abbracciato una bambina, si accascia sulle sua guardie del corpo a bordo della papamobile. Due proiettili lo raggiungono e lo feriscono gravemente.

Il momento dell’attentato a Papa Wojtyla fu immortalato in una fotografia storica che rimarrà in tutti gli archivi e che quel giorno ha fatto il giro del mondo. Fu scattata qualche istante prima che l’attentatore premesse il grilletto. Nell’immagine la mano armata di Mehmet Alì Agca che impugna la pistola mirando al Papa. La foto fu un’esclusiva mondiale dell’Adnkronos che rapidamente arrivò nelle Redazioni di tutto il pianeta. Il centralino dell’Agenzia fu subissato di richieste per avere le immagini che mostravano chiaramente le sequenze dell’attentato.

Quel 13 maggio qualcosa è cambiato. “Continuo ancora a sentire il suo corpo scivolare come paralizzato e cadere tra le mie braccia. Vedo il suo sangue colare sulla sua bianca veste pontificia, macchiando le mie mani e i miei vestiti. Sento anche una continua sempre più debole ripetizione dell’invocazione: “O Maria, o Madre mia!”. Da quel giorno so ormai cosa abbia sentito l’apostolo Giovanni sostenendo sulle sue braccia il corpo di Cristo tolto dalla croce” dice oggi il cardinale Stanislaw Dziwisz, segretario personale del Papa fino alla sua morte, che quel giorno come sempre gli era accanto.  

Papa Wojtyla e la corsa al Policlinico

Wojtyla  fu subito trasportato al vicino Policlinico Gemelli, perdendo coscienza durante il tragitto. Fu sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza durato 5 ore e 30 minuti, per trattare la massiccia perdita di sangue e le ferite all’addome. I proiettili avevano perforato colon e intestino tenue varie volte. L’intervento andò bene e Wojtyla  si riprese e dichiarò quando si riprese: “Potrei dimenticare che questo evento in Piazza San Pietro ha avuto luogo nel giorno e nel momento in cui la prima apparizione della madre di Cristo per i pastori è stato ricordato per 60 anni a Fatima, Portogallo? Ma in tutto quello che mi è successo quello stesso giorno, ho sentito che la straordinaria protezione materna e attenta si rivelò essere più forte del proiettile mortale. Quel pomeriggio una mano ha sparato ma un’altra Mano ha guidato le pallottole”.

Due anni dopo l’attentato Papa Wojtyla andò a trovare il suo attentatore in carcere nel giorno di Natale. “Ho parlato con lui come si parla con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui” – dichiarò il Papa all’uscita della prigione. Lo stesso attentatore, quarant’anni dopo, dichiarò che per il suo attentato a Papa Wojtyla non fu fatta piena chiarezza: “Certamente non fu fatta la piena chiarezza sull’attentato al Papa Giovanni Paolo II”.

Tuttavia la Commissione Mitrokhin del Parlamento italiano ha scoperto qualche verità. Fu  il senatore Paolo Guzzanti a guidare la Commissione sul Dossier Mitrokhin dal 2002 al 2006. Il maggiore del Kgb Victor Ivanovich Sheymov aveva già confessato qualcosa sull’attentato al Papa polacco. Ma è la memoria che manca a molti, in un mondo naturalmente pieno di eventi.

Un anno dopo un nuovo attentato

Un altro tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II avvenne il 12 maggio 1982 a Fatima; un anno dopo il primo attentato: un uomo tentò di colpire il papa con una baionetta, ma fu fermato dai servizi di sicurezza. L’uomo, un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II e definiva il Papa un “agente di Mosca“. Fu condannato a sei anni di prigione e poi espulso dal Portogallo.

 

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it