Cento anni fa il delitto Matteotti, Mattarella esorta: “La Repubblica si inchina alla sua memoria”

Cento anni fa moriva Giacomo Matteotti. Il politico, giornalista e segretario del Partito Socialista Unitario perse la vita in un brutale assassinio operato nel 1924 da una squadra fascista guidata da Amerigo Durini. Simbolo dell’antifascismo e della lotta al totalitarismo, Matteotti denunciò le violenze e i brogli elettorali del Governo di Benito Mussolini.

Delitto Matteotti, le celebrazioni per il centenario

Oggi si celebra unitariamente, a seguito dell’approvazione unanime nell’Aula della Camera del disegno di legge che prevede celebrazioni per il centenario. Il testo individua le iniziative volte a promuovere e valorizzare la conoscenza e lo studio dell’opera e del pensiero di Matteotti, realizzate sulla base di un bando. Inoltre, attribuisce un contributo straordinario di 50mila euro per due anni alla Casa Museo Matteotti di Fratta Polesine (Rovigo), luogo di nascita di Matteotti, e autorizza la spesa di 400mila euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 per realizzare le iniziative.

Le parole di Mattarella

“Il rapimento, cento anni or sono, di Giacomo Matteotti, a cui fece seguito la sua crudele, barbara, uccisione, fu un attacco al Parlamento e alla libertà di tutti gli italiani e rappresentò uno spartiacque della storia nazionale”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che questa mattina si è recato al monumento in memoria del deputato socialista a Roma.

“La violenza che, da subito, aveva caratterizzato le azioni del movimento fascista, dopo le aggressioni ai lavoratori organizzati nei sindacati e nelle cooperative, contro le Istituzioni, dai Comuni si rivolse al Parlamento quell’assassinio politico assunse una peculiare portata storica e simbolica. Lo Stato veniva asservito a un partito armato che si faceva regime, con la complicità della Monarchia”, prosegue il Capo dello Stato.

“Giacomo Matteotti, Segretario del Partito Socialista Unitario, impegnato com’era per il riscatto dei ceti più poveri, apparteneva al gruppo di coloro che sapevano come le libertà dello Stato liberale dovevano sapersi tradurre in effettivi diritti per tutti gli italiani”, ricorda Mattarella.

“Il suo antifascismo poggiava su questa visione, opponendosi alle violenze esercitate contro i lavoratori dalle azioni squadriste. Manifestazione di un impegno che avrebbe trovato poi eco nella lotta di Liberazione e nella scelta repubblicana da parte del popolo italiano – aggiunge – con lucidità Matteotti vide la progressiva demolizione delle libertà garantite dallo Statuto Albertino da parte del fascismo e ne denunciò conseguenze e implicazioni, mentre nelle classi dirigenti italiane non si faceva strada analoga coscienza. Il coraggio che animò la sua ultima, drammatica denuncia dai banchi di Montecitorio costituisce non soltanto un inno alla libertà e un testamento politico di perenne validità ma, altresì, un atto di fedeltà al Parlamento. Quel Parlamento che costituisce il cuore di ogni democrazia viva e che venne umiliato dal regime, sino alla sua soppressione”.

“La Repubblica si inchina alla memoria di Giacomo Matteotti, difensore dei ceti subordinati e martire della democrazia”, conclude Mattarella.

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