Un farmaco unico contro il Covid-19: l’alternativa al vaccino non è un’utopia

La  presenza e di varianti del Covid-19 sta inducendo i ricercatori delle aziende farmaceutiche a sperimentare  farmaci  per bloccare il virus e le sue mutazioni. Buoni risultati  potrebbero giungere da una ricerca pubblicata sul Journal of Proteome Research, a firma dei ricercatori  Setayesh Yazdani, Nicola De Maio, Yining Ding, Vijay Shahani, Nick Goldman e Matthieu Schapira dell’Università di Toronto, in Canada).  Il team di studiosi ha analizzato le proteine virali in 27 specie di coronavirus e migliaia di campioni da pazienti Covid, con l’obiettivo di scovare sequenze proteiche che possano essere «bersagliate» dai farmaci, con l’obiettivo di mettere a punto un  farmaco efficace contro tutte le varianti del coronavirus.

Oggi i vaccini sono efficaci  soprattutto sulla proteina Spike, ma non è fra quelle che si mantengono identiche nelle varianti del virus riscontrate finora. Attraverso un algoritmo, il team guidato da Matthieu Schapira ne ha scoperte due chiamate nsp12 e nsp13,  condivise da tutte le 27 specie di coronavirus analizzate dall’indagine.  Science Daily,  testata specializzata americana, riporta che i farmaci che bersagliano la nsp12 sono già approdati alla fase II e III dei test clinici.

La ricerca di un farmaco unico  valido per tutte le varianti di coronavirus, è diventata ancora più preziosa col moltiplicarsi di varianti capaci di eludere la copertura vaccinale. Ma in realtà sono in atto da mesi ricerche, con investimenti miliardari, per brevettare soluzioni che si alternino o integrino le somministrazioni di vaccini. Nel giugno del 2021 l’amministrazione USA ha lanciato il cosiddetto Antiviral Program for Pandemics, un piano da 3,2 miliardi di dollari per accelerare sviluppo e sperimentazione di farmaci antivirali per arginare la malattia. In Europa si sta procedendo in direzione simile, ma l’unico antivirale approvato attualmente dall’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, risulta essere il Remdesivir: un medicinale sviluppato dall’azienda Gilead Sciences, già utilizzato in precedenza contro l’epidemia di Ebola. Si può somministrare solo per infusione in ospedale, con un trattamento che oscilla da un minimo di 5 a un massimo di 10 giorni e un dosaggio iniziale di 200 milligrammi, per scendere a 100 milligrammi nel resto del trattamento, e cosa non utlima con un costo molto elevato.

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