Un anno senza Gigi Proietti. Ci consola l’eredità: teatro e risate per tutti

Nato il 2 novembre, morto il due novembre. Ottanta anni dopo. Sembrerebbe il sottotitolo di un libro o di una commedia e forse solo così poteva andare. Stiamo parlando del passaggio di Gigi Proietti di cui oggi celebriamo il primo anniversario della morte. La sua dipartita, infatti, avviene il 2 novembre 2020, giorno del suo ottantesimo compleanno. Proietti muore per le conseguenze di una cardiopatia che lo aveva condotto al ricovero in clinica circa 15 giorni prima.


Cosa celebriamo oggi? Celebriamo un attore, comico, doppiatore, cabarettista, conduttore televisivo, scrittore, regista, cantante e direttore artistico italiano. Istrione e mattatore, Proietti ci lascia un’eredità fatta di mille ruoli, mille facce e una sconfinata varietà di parole, gag e, si, risate fatte di cuore.

Gigi Proietti è il teatro, forse prima di tutto. Il suo esordio, ancora studente di giurisprudenza, lo ha nel 1963 , ma il grande successo arriva nel 1976 con la prima edizione di “A me gli occhi please” al Teatro tenda di Piazza Mancini a Roma. Questo one-man show, come si direbbe a posteriori, è stato una mattanza: dopo quella del 1976 altre tre edizioni, nel 1993, nel 1996, nel 2000. Alla fine a vedere questo spettacolo sono stati 500mila italiani, un numero impressionante.

Teatro grande passione: Proietti è regista, direttore artistico e Maestro

Da attore a regista e maestro, un solo passo. La prima avventura è nel 1978 con il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche al Brancaccio di Roma, di cui è direttore artistico. Da questo percorso escono tanti nomi della successiva recitazione italiana: Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Chiara Noschese e Paola Tiziana Cruciani, per citarne solo quattro dei tanti. Secondo e fondamentale passaggio, dopo aver nel tempo diretto altri teatri in giro per l’Italia, è la nascita, per una sua idea, del shakesperiano Silvano Toti Globe Theatre di Roma.

Al cinema Gigi Proietti è il cult di “Febbre da cavallo” ma anche la voce. La sua carriera nel doppiaggio inizia nel 1964 con il Gatto Silvestro e da lì una lunghissima lista di film e attori a cui ha dato la sua voce. Robert De Niro, Sylvester Stallone, Richard Burton, Richard Harris, Dustin Hoffman, Charlton Heston e Marlon Brando. La voce di Proietti è quella dell’iconico Genio della lampada di Aladdin di Disney e l’ancor più iconico primo Rocky. Si, quello dell’urlo “Adriana” rimasto nella storia del cinema e, anche, dell’umanità.

Di nuovo addio a Gigi, ottavo Re di Roma

Ma più di tutto Gigi è il Re di Roma, l’ottavo. Da sempre voce del popolo romano, della città che ha abitato, nato in via Giulia, cresciuto a Colosseo, fattosi uomo al Tufello dove da un anno ormai campeggia il murales che lo celebra. Proietti lascia alla sua città e all’Italia tutto l’orma di un talento di uomo e di attore imbattibile. Ci è già mancato e ci mancherà. 

E se la chiusura del cerchio magico della vita non fosse stata abbastanza, Proietti ci fa ancora un regalo. Una sua ultima interpretazione. Magia del cinema lo vedremo da domani in vesti inedite. Esce nelle sale Io sono Babbo Natale”, commedia di Edoardo Falcone. Ultima opera di Proietti. Prima di andarsene, Gigi Proietti ha vestito (anche) i panni di Babbo Natale accanto all’aiutante improvvisato (e amico) Marco Giallini per una commedia che, sullo sfondo del Natale, parla di famiglia e di seconde opportunità.

Tante, tantissime cose restano di Proietti a chi lo segue, l’ha seguito o ha imparato a conoscerlo meglio e di più anche in quest’anno. Milioni di italiani che oggi lo ricorderanno e pronunceranno, direttamente o meno, quello che tutti noi dovremmo tornare a dirgli: grazie Gigi.

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