Guerra in Ucraina: il punto al tredicesimo giorno

L’Armata Rossa continua  a bombardare Kiev, Mariupol, Volnovakha, Sumy, Mykolaiv, Kharkiv e altre città, Paesi e villaggi”, ha denunciato  il Ministero   degli Esteri ucraino, e  la nuova replica di Zelensky insiste con gli appelli ad armare l’Ucraina. 

Ieri pomeriggio si sono incontrate con le stesse formazioni di giovedì scorso, quando già mancava il negoziatore ucraino Denis Kireyev, sulla cui sorte si è aperto un giallo: Kiev ne aveva annunciato l’uccisione durante lo svolgimento di un “compito speciale“, e secondo indiscrezioni potrebbe essere finito sotto il fuoco amico per sospetto tradimento, ma Mosca ne ha messo in dubbio la morte, in una guerra di propaganda che continua parallela a quella sul campo. “Intense consultazioni sono proseguite sul blocco politico di base delle regole, oltre che su un cessate il fuoco e sulle garanzie di sicurezza“, ha aggiunto Podolyak.

La Russia ha prodotto una corposa documentazione su possibili accordi mirati, ma resta incerta la conclusione  di queste trattative, che sempre più appaiono come uno strumento per prendere tempo.

Se sul terreno, nel dodicesimo giorno di guerra, l’assedio si fa sempre più pesante ed è arrivato tra i palazzi alla periferia della capitale. I profughi sono ormai 1,7 milioni e i danni alle infrastrutture ammontano già a dieci miliardi, qualche spiraglio è arrivato invece dall’annuncio del primo incontro di alto livello tra le parti belligeranti giovedì in Turchia.

Ad Antalya, centro sul Mediterraneo storica meta di milioni di turisti russi, da tempo trasformato nel laboratorio della diplomazia di Ankara, si incontreranno i Ministri  degli Esteri Serghei Lavrov

L’Armata Rossa continua  a bombardare Kiev, Mariupol, Volnovakha, Sumy, Mykolaiv, Kharkiv e altre città, Paesi e villaggi”, ha denunciato  il Ministero   degli Esteri ucraino, e  la nuova replica di MMa Zelensky insiste con gli appelli ad armare l’Ucraina. “Quanti morti vi servono per mettere in sicurezza i nostri cieli? Stiamo aspettando questa decisione – ha detto – o con le forze che avete o fornendoci aerei e sistemi anti-aerei che ci diano la forza di farlo”.denuncia di  sabotaggi ad opera di “nazionalisti” ucraini.

Le parti si sono incontrate con le stesse formazioni inviate giovedì scorso, quando già mancava il negoziatore ucraino Denis Kireyev, sulla cui sorte si è aperto un giallo: Kiev ne aveva annunciato l’uccisione durante lo svolgimento di un “compito speciale”, e secondo indiscrezioni potrebbe essere finito sotto il fuoco amico per sospetto tradimento, ma Mosca ne ha messo in dubbio la morte, in una guerra di propaganda che continua parallela a quella sul campo. “Intense consultazioni sono proseguite sul blocco politico di base delle regole, oltre che su un cessate il fuoco e sulle garanzie di sicurezza“, ha aggiunto Podolyak.

La Russia ha prodotto una corposa documentazione su possibili accordi mirati. Ma lo stallo resta la cifra di queste trattative, che sempre più appaiono come uno strumento per prendere tempo. Se sul terreno, nel dodicesimo giorno di guerra, l’assedio si fa sempre più pesante ed è arrivato tra i palazzi alla periferia della capitale, mentre i profughi sono ormai 1,7 milioni e i danni alle infrastrutture ammontano già a dieci miliardi, qualche spiraglio è arrivato invece dall’annuncio del primo incontro di alto livello tra le parti belligeranti giovedì in Turchia. Ad Antalya, centro sul Mediterraneo storica meta di milioni di turisti russi, da tempo trasformato nel laboratorio della diplomazia di Ankara, si incontreranno i ministri degli Esteri Serghei Lavrov e Dmytro Kuleba. Dopo la telefonata con Putin, Recep Tayyip Erdogan ha ottenuto la chance di mediazione su cui saranno puntati gli occhi del mondo.

E anche la Cina si è detta disposta a dare il proprio contributo, pur senza mettere in dubbio l’asse con la Russia. Le condizioni poste da Mosca restano però draconiane: il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk in Donbass, e della sovranità russa sulla Crimea, e la “neutralità” militare da stampare nella Costituzione ucraina, insieme all’addio alle aspirazioni di adesione alla Nato.

Mentre il Pentagono, ha ordinato l’invio di altri 500 soldati in Europa, puntando ad arrivare ad averne 100mila, le Cacellerie occidentali continuano intanto a preparare sanzioni.

  1. E anche la Cina si è detta disposta a dare il proprio contributo, pur senza mettere in dubbio l’asse con la Russia. Le condizioni poste da Mosca restano però draconiane: il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk in Donbass, e della sovranità russa sulla Crimea, e la “neutralità” militare da stampare nella Costituzione ucraina, insieme all’addio alle aspirazioni di adesione alla Nato.

Mentre il Pentagono ha ordinato l’invio di altri 500 soldati in Europa, puntando ad arrivare ad averne 100mila, le cancelliere occidentali continuano intanto a preparare sanzioni.

 

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