E’ sicuramente stato un anno positivo, il 2021, per l’andamento del private debt in Italia. Lo confermano i dati del Rapporto AIFI – Deloitte, relativi a questo settore, che raggruppa un insieme degli strumenti di debito emessi da società non quotate, obbligazioni, cambiali finanziarie e forme diverse di finanziamento.
Si è, infatti, registrata una raccolta che ha sfiorato il miliardo di euro (987 milioni) con una crescita del 79% sull’anno precedente, il cui andamento aveva risentito degli effetti negativi della diffusione della Pandemia da Covid’19. Un risultato, dunque, particolarmente apprezzabile, sia perché certifica la resilienza e la voglia di ripartenza delle imprese italiane, come opportunamente sottolineato dal Presidente dell’AIFI, Innocenzo Cipolletta; sia, perché mai erano stati raggiunti dei numeri così importanti nell’ultimo decennio.
Scendendo nel dettaglio del Rapporto AIFI – Deloitte, si apprende che il private debt italiano ha finanziato lo scorso anno investimenti complessivi per 4,6 miliardi di euro, una cifra complessiva, che include gli operatori attivi in questo segmento di mercato (2,2 miliardi), le piattaforme di digital lending (689 milioni), il distressed debt, ossia gli investimenti in debiti in sofferenza, o, comunque, di difficile incassabilità (!,5 miliardi) e gli investimenti dei fondi dei fondi (187 milioni).
Se poi, si concentra l’attenzione sugli operatori “core” del private debt, risulta che l’ammontare investito, pari a oltre 2,2 miliardi di euro, è stato il doppio del 2020 con 275 sottoscrizioni, distribuite su 142 società.
Quanto alle caratteristiche delle operazioni finanziate, la loro durata media è stata di 5 anni e 8 mesi, con un taglio prevalentemente (90% dei casi) inferiore ai 10 milioni di euro e un tasso d’interesse medio del 4,67%. Inoltre, i finanziamenti erogati hanno avuto nel 51% dei casi l’obiettivo di supportare programmi di crescita societaria, mentre nel 38% quello di affiancare operazioni di buy out.
Sono numeri che indurrebbero a pronosticare un ulteriore sviluppo nell’anno in corso, nonostante le molteplici tensioni manifestatesi in questa prima parte del 2022, in particolare quelle legate allo scoppio del conflitto russo ucraino. Il richiamo alla resilienza delle imprese italiane, rispetto agli effetti economici devastanti della diffusione pandemica da Covid’19, come già ricordato, potrebbe, però, costituire un precedente significativo che lascia bene sperare.