Perozzi (ASI): oltre 1 milione i rifiuti vagano nello spazio

Parlando con Adnkronos, Ettore Perozzi, esperto di detriti spaziali dell’Asi, afferma che oltre 1 milione di rifiuti spaziali vola in orbita sulle nostre teste. Un oceano di spazzatura spaziale con detriti grandi più di un centimetro e fuori controllo di cui alcune migliaia sono satelliti artificiali o stadi di razzi senza più una missione da compiere. Il fatto che non ingombrino il nostro già imbrattato pianeta non significa che il problema possa essere lasciato alle stelle. Tanto che a partire da quest’anno, “la tematica dei detriti spaziali entra per la prima volta nel programma spaziale dell’Unione Europea”. A rilevarlo parlando con l’Adnkronos è l’esperto di detriti spaziali dell’Asi, Ettore Perozzi.

Dunque il 2021 potrebbe presentarsi come l’anno di svolta per il grande tema dei rifiuti spaziali e “in questo campo l’Italia, rappresentata dall’Agenzia Spaziale Italiana, è stata fra i 5 Paesi europei che hanno iniziato le attività di monitoraggio degli oggetti spaziali: che siano satelliti o detriti” evidenzia Perozzi.

L’esperto dell’Asi spiega che “ogni volta che si studia una missione spaziale, si cerca di capire la sua sostenibilità ‘ecologica’ e quindi il suo impatto sull’ambiente spaziale. Per fare questo, la comunità scientifica italiana ha anche sviluppato degli indici di sostenibilità dello spazio”.

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Perozzi ricorda quindi che l’Italia “nel quadro degli studi internazionali sulla sostenibilità delle attività spaziali, ha maturato importanti competenze anche sulla tematica dei detriti spaziali ed ha partecipato fin dall’inizio alle iniziative per cercare di arginare questo problema”. Il rischio grosso – spiega l’esperto dell’Asi – “è infatti che uno di questi piccoli rifiuti colpisca un oggetto orbitante di grandi dimensioni generando una nuova nube di piccoli detriti. Il vero problema quindi è evitare la proliferazione di detriti spaziali”.

Quindi, argomenta ancora, “la prima azione da fare è cominciare a ‘ripulire’ lo spazio per non far peggiorare la situazione. Bisogna cioè catturare i grandi oggetti spaziali inattivi rimuovendoli dall’orbita e riportandoli sulla terra. Questi ‘rifiuti’ spaziali si devono insomma far rientrare e bruciare nell’atmosfera”. “A questo – osserva infine Perozzi– si dovrebbe però accompagnare anche una maggiore attenzione nella gestione di una missione per minimizzare la produzione di nuovi rifiuti e puntare alla sostenibilità dello spazio”. (dall’articolo di Andreana d’Aquino – Adnkronos)

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