Se ci fosse luce sarebbe bellissimo

“Se ci fosse luce sarebbe bellissimo” la mostra alla Fondazione Dino Zoli

S’intitola “Se ci fosse luce sarebbe bellissimo” la mostra personale di Elena Bellantoni, inaugurata sabato 25 febbraio presso la Fondazione Dino Zoli di Forlì. Curata da Nadia Stefanel, l’esposizione restituisce il percorso di ricerca condotto dall’artista all’interno dell’azienda Dino Zoli Textile, con la partecipazione attiva dei dipendenti, la frequentazione dei luoghi, la valorizzazione dei materiali e delle risorse aziendali.

Le esperienze maturate da Elena Bellantoni nell’ambito della residenza d’artista, tenutasi a più riprese nel corso del 2022, sono confluite nella mostra forlivese che, se da un lato evidenzia il coinvolgimento dei lavoratori e l’emersione del concetto di habitus, ovvero l’insieme dei comportamenti spontanei che concorrono a definire l’individualità dell’uomo, dall’altro presenta in anteprima nazionale il nuovo video di Bellantoni, “Se ci fosse luce sarebbe bellissimo”, prodotto da Dino Zoli Textile e Fondazione Dino Zoli. Un lavoro che, unitamente all’installazione, alle lightbox e ai disegni che compongono l’esposizione, si caratterizza per la presenza di un segno poetico che diventa profondamente politico.

Temi centrali del progetto sono il corpo, “abitato” in relazione agli altri e agli spazi deputati al lavoro, e la luce, intesa come elemento di apertura e speranza, di gioia e di abbracci, dopo anni di buio e solitudine. E la luce apre e chiude idealmente il percorso di mostra con due scritte al neon, testimonianza di un fare artistico partecipativo-relazionale. Prima il blu di “Se ci fosse luce sarebbe bellissimo“, frase ripresa dall’ultima lettera scritta dall’onorevole Aldo Moro alla moglie, pochi giorni prima della sua morte, avvenuta nel 1978. Poi il rosso di “C’era una voglia di ballare che faceva luce…“, una frase di Francesco Guccini che sintetizza le aspettative del secondo dopoguerra e la speranza in un futuro migliore.

Se ci fosse luce sarebbe bellissimo

La stanza principale della Fondazione Dino Zoli è occupata dall’installazione di quattordici abiti-scultura, pensati e realizzati con i tessuti di Dino Zoli Textile. Declinati nel lino rosa per alludere al corpo e nel velluto grigio-azzurro per richiamare le tute da lavoro, gli abiti presentano una forma a trapezio che accoglie sia il corpo maschile sia il corpo femminile, dando alla figura un aspetto onirico.

Risultato finale della residenza e fulcro della mostra è il video “Se ci fosse luce sarebbe bellissimo“, realizzato nel gennaio 2023. I gesti del lavoro quotidiano si uniscono ad azioni performative collettive, per tessere nuove relazioni e creare un nuovo habitus. “Un corpo nuovo – scrive la curatrice Nadia Stefanel – pieno di risorse per la fantasia, per le proiezioni e le ‘irrealizzazioni’ immaginarie, come avrebbe detto Sartre. Rappresentato nella sua essenza da quell’abbraccio collettivo dei quattordici dipendenti vestiti con gli abiti-scultura che costituisce l’ultimo frame del video”.

Il percorso espositivo si completa con sei disegni a china su carta da spolvero con interventi a collage, realizzati dall’artista per fissare alcuni gesti propedeutici alla partitura performativa del video, e quattro lightbox che mettono in evidenza i passaggi fondamentali del video, in cui l’artista si relaziona con lo spazio aziendale di Dino Zoli Textile.

Sul luogo di lavoro – dichiara Monica Zoli, socia di Dino Zoli Group – si trascorre una parte importante della propria giornata e della propria vita. L’incontro con l’arte favorisce la creatività e il benessere personale, contribuendo al miglioramento della qualità del tempo trascorso lavorando. In particolare, questo progetto ha toccato un punto nevralgico, quello delle relazioni interpersonali, portandole ad un livello emotivo intimo, nel rispetto del proprio spazio. È stata sicuramente un’esperienza impegnativa e coinvolgente, diversa ancora dalle precedenti. Mi sento di consigliare anche ai colleghi il “contagio” con l’Arte: un risultato certo è l’apertura di visione, a beneficio di tutti“.

Scrive Nadia Stefanel: “Per noi quel Se ci fosse è affermazione tautologica, perchè in realtà la luce c’è, è presente nel valore materico del neon stesso e rimanda ad una riflessione sul potere visivo ed espressivo del linguaggio che diventa medium di un fare artistico partecipativo-relazionale. Elena aveva già lavorato utilizzando la manifattura come luogo di ambientazione artistica, soprattutto con On the Breadline, uno dei progetti vincitori della IV Edizione dell’Italian Council. Con la residenza alla Dino Zoli Textile i luoghi di lavoro utilizzati sono stati abitati, ed è stato necessario operare in stretta sinergia e collaborazione con tutti i lavoratori-attori durante le 8 ore di turno

La personale, inserita nel programma “Who’s next“, è visitabile fino al 4 giugno 2023.

Condividi
Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it