Domani 27 Settembre 2023 dalle ore 18:00 alle 21:00, la Fondazione VOLUME! inaugura FU MARE, un lavoro di Valentina Palazzari, con testo critico di Davide Sarchioni, che segna il ritorno dell’artista nello storico spazio trasteverino.
L’artista prosegue il ciclo espositivo inaugurato più di un anno fa e che, dal 2021, invita a confrontarsi con uno spazio architettonico pre-ordinato e dato agli artisti per ripensarlo e amplificare l’esperienza del visitatore.
Valentina Palazzari (Terni, 1975) approfondisce i concetti di memoria, spazio e tempo per rivelare una realtà transitoria e in continuo mutamento, muovendosi liberamente tra i linguaggi della scultura, della pittura, dell’installazione e del video. Negli anni ha realizzato grandi installazioni site-specific, con le quali ha stabilito un efficace approccio dialogico tra spazio, opera e spettatore.
Negli ambienti espositivi di VOLUME! l’artista lavora proprio partendo da una rielaborazione di questi stilemi, punti cardinali della sua ricerca. Invertendo l’ordine di ingresso, riesce a celare il contesto domestico originario e ad evidenziarne, invece, l’oscurità. Un percorso iniziatico che parte dal buio per arrivare alla luce. Parallelamente lascia emergere un pensiero duale legato al titolo, scritto sul muro: il ritorno all’origine, al mare da cui la vita ha avuto inizio (a cui si lega anche un immaginario legato al viaggio, alla vita e all’esperienza dell’alterità) e l’idea di mancanza d’aria e di tossicità (il fumo che accompagna gli uomini di mare).
Palazzari, partendo proprio da questa suggestione di paesaggio marino, si concentra sui processi naturali di ossidazione, decomposizione e di trasformazione dei materiali in relazione agli agenti esterni riflettendo, di conseguenza, sul trascorrere del tempo. Attua un’indagine sulle proprietà fisiche dei diversi materiali utilizzati (reti elettrosaldate, plastiche da cantiere, cavi elettrici e materiali organici) trasformandole in qualità estetiche.
Il lavoro pensato per VOLUME! ha origine da quel “senso di umido” che l’artista ha da sempre percepito nell’ambiente espositivo di via San Francesco di Sales e che, quindi, ha pensato di trasferire nel concetto di immersione e emersione tipico del mare, insistendo sull’esperienza di una mancanza finale di ossigeno. È proprio la concettualizzazione della condizione di ipossia (patologia determinata da una carenza di ossigeno nell’organismo) a creare una connessione ibrida tra “un mondo e l’altro”, tra buio e spiragli di luce, tra immersione ed emersione, tra forza dei materiali e caducità degli stessi