Più di 800 funzionari in servizio negli Stati Uniti e in Europa avrebbero firmato una dichiarazione in cui avvertono che le politiche dei loro Governi sulla guerra Israele-Gaza potrebbero equivalere a “gravi violazioni del diritto internazionale”. Lo rivela la BBC, in possesso di una copia.
Hanno firamto USA, UE e 11 Paesi europei
La dichiarazione è firmata da funzionari pubblici di Stati Uniti, UE e 11 Paesi europei tra cui Regno Unito, Francia e Germania. Nella lettera si afferma che Israele non ha mostrato “nessun limite” nelle sue operazioni militari a Gaza, “che hanno provocato decine di migliaia di morti civili prevenibili; e… il blocco deliberato degli aiuti… mettendo migliaia di civili a rischio di fame e di morte lenta”.
“Esiste il rischio plausibile che le politiche dei nostri Governi stiano contribuendo a gravi violazioni del diritto internazionale, crimini di guerra e persino pulizia etnica o genocidio“, si legge. Le identità di coloro che hanno firmato o approvato la dichiarazione non sono state rese pubbliche e la BBC non ha visto un elenco di nomi, ma risulta che quasi la metà siano funzionari che hanno ciascuno almeno un decennio di esperienza nel governo.
Attenzione su Rafah: “pentola a pressione della disperazione”
Le Nazioni Unite hanno intanto messo in guardia dal fatto che Rafah stia diventando una “pentola a pressione della disperazione” mentre migliaia di persone fuggono nella città del Sud di Gaza da Khan Yunis e da altre parti della Striscia. Per Jens Laerke, Portavoce dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), la situazione a Rafah “non sembra buona”, con i timori che aumentano sulla possibilità che la città diventi teatro di una nuova offensiva israeliana.
“Rafah è una pentola a pressione di disperazione e temiamo per ciò che verrà dopo – ha affermato Laerke durante un briefing delle Nazioni Unite a Ginevra –. È come se ogni settimana pensassimo che non può andare peggio eppure poi la situazione peggiora”. “È molto importante per noi e per l’OCHA esprimere oggi la nostra profonda preoccupazione per ciò che sta accadendo a Khan Yunis e Rafah, nella parte meridionale della Striscia, perché le cose non sembrano davvero buone”, ha aggiunto.
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