Perché gli agricoltori “traditi” alzano i toni della protesta

Gli agricoltori italiani indipendentemente dall’appartenenza a questo o a quella Organizzazione di settore,  si sono ritrovati unanimamente  d’accordo nello scendere  in piazza per una protesta comune, che riguarda molti aspetti delle loro attività e in particolare denuncia l’impoverimento di un settore nei confronti del quale gli agricoltori lamentano l’atavico disinteresse da parte delle Istituzioni.

In generale, gli agricoltori protestano spontaneamente per un insieme di ragioni trasversali a tutti i loro movimenti e come tali costituenti il minimo comune denominatore della loro protesta.

Innanzitutto protestano per i  paletti legati al Green Deal, per le importazioni di alcune materie prime alimentari come il grano dall’Ucraina e sulla scorta del trattato Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) che possano svantaggiare gli agricoltori europei per l’assenza di quote, ma anche  per i dazi e alcune restrizioni.

Inoltre, i movimenti spontanei italiani, tendono a smarcarsi dalle Organizzazioni agricole più rappresentative come Coldiretti, Confagricoltura, Cia, a loro dire troppo distanti dalle esigenze dei piccoli agricoltori.

In Italia, il movimento dei “trattori traditi” chiede innanzitutto la reintroduzione dell’esenzione dell’Irpef per i redditi agrari e dominicali che è stata cancellata nell’ultima legge di bilancio

Ma c’è anche il timore che possa ripetersi in Italia quanto accaduto già ai loro cugini francesi, che alla base delle proprie proteste  c’è la revoca delle agevolazioni per il gasolio agricolo, che  in Italia resistono, ma si teme che possano essere revocate.

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