Marco Dimitri è morto portando con sé segreti e risposte dei Bambini di Satana

È morto, nel giorno del suo compleanno e nell’anniversario del processo contro di lui per il suo  gruppo dei “Bambini di Satana“, Marco Dimitri

Lui fu il capo della setta al centro dell’inchiesta giudiziaria conclusa con l’assoluzione da tutte le accuse e un risarcimento per ingiusta detenzione di cento mila euro. 

È morto a 58 anni e con lui sono morti i segreti e le possibili risposte alle mille e più domande che si sarebbero volute fare proprio in merito ai “Bambini di Satana“. 

Le uniche parole che possiamo ricordare e riportare furono quelle che rilascio mesi dopo la sua assoluzione: “La colpa di tutta questa storia è dei cittadini, che hanno bisogno del mostro. Il mostro fa sempre comodo e in quel caso il mostro ero io“.

Insieme a Gennaro Luongo e altri quattro venne accusato di gravi fatti, tra cui la violenza sessuale su un bambino e di aver stuprato una minorenne dopo averla narcotizzata. Accuse da cui però sono stati assolti in tutti i gradi di giudizio. 

Marco Dimitri e la storia dei “Bambini di Satana

I titoli dei giornali parlarono chiari: la setta dei “Bambini di Satana” era un gruppo di pedofili e stupratori satanisti. È il 1996 quando il caso arriva alla pubblica attenzione dei media; un gruppo di ragazzi bolognesi, Marco Dimitri con Gennaro Luongo e Piergiorgio Bonora, nel 1982 fondano l’associazione dei “Bambini di Satana” gruppo satanista. Negli anni il suo leader Marco Dimitri, si fa notare non poco anche tramite le sue apparizioni al “Maurizio Costanzo Show” o da Enzo Biagi, oppure sulle pagine di “Panorama“; il gruppo riceve non poca pubblicità. In più tutta la contabilità dell’associazione risulta essere impeccabile. Ogni sorta di rito effettuato è accompagnato da regolare fattura. 

Arriva così il 24 gennaio 1996, giorno in cui Marco Dimitri e adepti vengono arrestati con l’accusa di aver narcotizzato con un caffè e stuprato la 16enne Elisabetta Dozza. Dozza che si scoprirà durante le indagini di essere la ex fidanzata del braccio destro di Dimitri, Gennaro Luongo.

Dai suoi racconti escono fuori, oltre le violenze e i soprusi,  cadaveri sventrati, fatti a pezzi e bruciati in un forno; di messe nere celebrate in un palazzo di Pontecchio Marconi; di un “terzo livello” della setta fatto di personaggi insospettabili e potentissimi, inclusi dirigenti della USL. In più arriva la dichiarazione di aver visto, all’interno della sede, un bambino piccolo. Dai racconti fatti dalla Dozza, e ripresi da tanti quotidiani e TV italiane, i genitori di “Federico”, 3 anni,si convincono sia loro figlio. I genitori descrivono il piccolo “cambiato” da qualche tempo; ansioso, irritato, ingestibile, e soprattutto faceva strani disegni inquietanti. 

Le parole dette da “altri”

Il piccolo Federico dirà poi di essere stato messo in una bara con uno scheletro e poi violentato dalla cugina Linda Cerfogli che lo avrebbe portato dentro la setta. La voce del bambino non verrà mai ascoltata dal PM che seguiva il caso Lucia Musti. Le notizie le arriveranno sempre tramite “terzi”. Tutte le notizie vengono riportate dai media ma senza filtri o ulteriori indagini. Nel frattempo Elisabetta Dozza inizia a dare più versioni delle sue accuse. Se da prima le sue dichiarazioni davano lo stupro la notte tra il 18 e il 19 novembre 1995, arriva all’8 dicembre passando per altre date che non coincideranno con gli alibi degli accusati. 

Nel frattempo arrivano altre denunce di violenza, di omicidi e di sacrifici umani. Il problema è che tutte queste nuove accuse non trovano mai fondamento. Nessun corpo, nessuna goccia di sangue, niente di niente. La Dozza era la supertestimone dell’accusa e in base alle sue rivelazioni gli inquirenti arrivarono a ipotizzare gli altri episodi. 

L’epilogo dopo 8 anni e 400 giorni di carcere

Indagini e processi andranno avanti per 8 lunghi anni; il P.M. Lucia Musti per Marco Dimitri aveva chiesto otto anni di carcere, ma nel 2000 arriva la sentenza: assoluzione per tutti, perché il fatto non sussiste. Assoluzione in primo, secondo grado e cassazione. Dunque, Elisabetta Dozza sembra essersi inventata tutto; i giudici troveranno le sue deposizioni contraddittorie, non confermate, piene di ritrattazioni.

Le accuse del piccolo Federico non risultano essere una prova certa, ma circostanziale in quanto il piccolo non è mai stato sentito personalmente. L’unica prova presentata, un disegno che secondo l’accusa era una rappresentazione simbolica di un sacrificio umano cui il bimbo avrebbe assistito durante uno dei riti sessuali della setta; si scoprì essere stato tracciato da un’amica di famiglia. In più il tribunale vide la perizia fatta sul bambino, come una perizia di parte.  Venne effettuata dal  Gris, “Gruppo Ricerca e Informazione Sette” della Curia di Bologna e dai loro sacerdoti; non vennero prodotte prove reali ma solo prove “spirituali“.

La fine di tutto arriva nel 2004 quando a Dimitri vengono riconosciuti 100 mila euro per ingiusta detenzione, stabilito da una sentenza della Corte di ppello di Bologna e  50mila per l’adepto Gennaro Luongo.

Antonella Beccaria scriverà. nel suo libro “Bambini di satana“: “il tipo di satanismo al quale Dimitri e i Bambini di Satana si richiamavano non era cristiano, ma pagano: ponevano l’uomo come divinità di se stesso e si rifacevano a teorie filosofiche che non riconoscevano l’esistenza di Dio“.

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