Elly Schlein firmerà il referendum per l’abolizione del Jobs act promosso dalla Cgil. Lo ha annunciato la stessa Segretaria del Partito Democratico parlando a Forlì – “Ho già detto in questi giorni che molti del partito democratico firmeranno, così come altri legittimamente non lo faranno”.
“Io mi metto tra quelli che firmeranno, non potrei far diversamente visto che era un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l’anno scorso ed ero in piazza con la Cgil nel 2015 ed è il secondo referendum che firmo per l’articolo 18” – ha affermato.
“Rimango della mia idea: un errore firmare e farlo soprattutto ora. Mi piacerebbe anche capire cosa significa oggi abrogare il jobs act visto che alcune cose sono già state modificate e altre rimangono importanti come Naspi e politiche attive del lavoro. Forse prima sarebbe stato meglio discutere su cosa serve oggi al mondo del lavoro” – afferma la Senatrice del PD Simona Malpezzi, interpellata da Adnkronos.
Per Carlo Calenda, leader di Azione – “è un gravissimo errore da parte di Schlein appiattirsi sulle battaglie ideologiche e politiche di Landini. Aspettiamo piuttosto un incisivo intervento sulla questione Stellantis che sembra scomparsa dal radar della sinistra e di Landini“.
“Elly Schlein firma i referendum contro il Jobs Act. La segretaria del Pd firma per abolire una legge voluta e votata dal Pd. Finalmente si fa chiarezza. Loro stanno dalla parte dei sussidi, noi dalla parte del lavoro. Amici riformisti: ma come fate a restare ancora nel Pd?” – commenta di Matteo Renzi su X.
“Elly Schlein è la segretaria del Pd, non una passante. Se firma i referendum della Cgil contro il Jobs act pone fine alla storia riformista di quel partito e ne comincia un’altra di segno opposto, che la omologa al M5S e ad un’idea assistenzialista delle politiche del lavoro in questo Paese” – scrive su X Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera. “Elly è coerente, quelli che nel PD stanno zitti e si definiscono riformisti, sono ipocriti” – conclude.