Povertà non solo al Sud.Triplicate le richieste di assistenza alla Caritas

Sommando i diversi tipi di povertà, il Rapporto nazionale della Caritas italiana sulla povertà rivela che il fenomeno non è tipico solamente nelle regioni italiane storicamente più povere, ma si riscontra, spesso, anche in territori notoriamente più sviluppati dal punto di vista economico e produttivo.

In tutta la Lombardia, ad esempio,  nel 2023 la Caritas ha incontrato 34.145 persone, contro le 31.383 del 2022 facendo registrare un allarmante +8,8%. «La povertà oggi è ai massimi storici ed è da intendersi come fenomeno strutturale del Paese – si legge nel Rapporto annuale redatto dalla Caritas Italiana. Altri numeri, più grandi ancora, ne danno conferma: in tutto il Paese lo scorso anno la Caritas ha assistito 269.689 persone, in aumento del 5,4% rispetto alle 255.957 del 2022. In 10 anni si e’ verificato un aumento di utenti ai quali lo stipendio non è più sufficiente per vivere.

Don Roberto Trussardi, Responsabile della Caritas Diocesana di Bergamo e Responsabile della Caritas della Lombardia, in occasione di una recente intervista rilasciata al quotidiano L’Eco di Bergamo,  ha sottolineato come sia in crescita anche la grave marginalità e come anche  in una terra ricca come il territorio del bergamasco, la povertà sia una realtà significativamente diffusa.

A crescere nell’ultimo periodo sono stati soprattutto i «working poor» – coloro che svolgono  un lavoro povero – e si è appunto registrato un incremento del fenomeno della marginalità. Nei numeri della Caritas Bergamasca, confluiti anche nel Rapporto nazionale, si disegna il quadro di questa vulnerabilità sociale. “Anche in un territorio laborioso come il nostro ci sono persone in situazione di difficoltà” – afferma, nell’intervista del quotidiano bergamasco, don Roberto.

Nel 2023 abbiamo registrato un aumento delle richieste soprattutto per la grave marginalità. Ma non c’è solo la povertà materiale – ricorda don Trussardi – occorre riflettere anche sulla povertà educativa, culturale, relazionale, abitativa, lavorativa. Oggi si convive con diversi tipi di povertà”.

I Centri di ascolto parrocchiali e interparrocchiali, 74 in tutta la Bergamasca tra città e provincia, nel 2023 hanno assistito 1.980 persone, andando a tracciare il profilo delle persone più fragili e più a rischio.

Il 65,6% degli utenti è donna, mentre a livello di nazionalità gli stranieri rappresentano il 65%. L’età media è di 48 anni. Il 30% dei richiedenti ha un lavoro o una pensione. Sono vari questi  bisogni e sommano i problemi che più impattano sulla qualità della vita delle persone.

Il 46% dei casi di povertà sono dovuti a gravi problemi economici, mentre per il 24% degli assistiti i problemi sono occupazionali.  L’8% delle persone riferisce problemi di natura  abitativa. Questi dati collimano perfettamente con i dati dei Centri di ascolto e con il quadro emerso dal Rapporto nazionale.

Alla base del fenomeno ci sono, ad esempio, l’ampia diffusione di occupazioni a bassa remunerazione e bassa qualifica, soprattutto nel terziario e poi il mancato rinnovo contrattuale e la proliferazione dei contratti nazionali, la diffusa precarietà, la forte incidenza dei lavori irregolari e dei contratti non standard soprattutto tra i giovani, il forte incremento del part-time involontario, la stagnazione dei salari, la forte incidenza delle “nano imprese”, il basso tasso di occupazione femminile che incide sui modelli di famiglia monoreddito, le marcate differenze territoriali Nord-Sud, il dualismo tra insider (lavoratori con contratto stabile) e outsider – afferma Livia Brembilla, Responsabile dei Centri di ascolto della Caritas bergamasca.

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