Meloni all’ONU: “no a nazioni di serie A e di serie B”

Intervento della Premier Giorgia Meloni, oggi, al Palazzo delle Nazioni Unite per il ‘Vertice del Futuro’ nell’ambito dell’Assemblea Generale dell’ONU a New York.

Nessuno Stato può efficacemente governare da solo le sfide di questo tempo, per questo l’Italia – ha detto la Presidente del Consiglio – è una convinta sostenitrice del multilateralismo e della sua istituzione più rappresentativa che sono le Nazioni Unite, il luogo dove ogni voce viene ascoltata, dove siamo chiamati a imparare a capirci e rispettarci. Ogni organizzazione è efficace se le sue regole sono giuste e condivise, per questo siamo convinti che qualsiasi revisione della governance, particolamente per quel che riguarda il Consiglio di sicurezza, non può prescindere dai principi di uguaglianza, democraticità e rappresentatività. La riforma ha un senso se viene fatta per tutti e non solamente per alcuni, non ci interessa creare nuove gerarchie e non crediamo che esistano nazioni di serie A e serie B: esistano le nazioni, con i cittadini che hanno tutti gli stessi diritti” – e’ stato il monito della Premier.

Meloni, nel suo intervento, sembra chiamare in causa la proposta statunitense che prevede due seggi permanenti riservati ai paesi africani insieme a un seggio a rotazione per le piccole nazioni insulari in via di sviluppo, con potenziali contraccolpi per l’Italia. Un tema di cui tornerà a parlare anche nell’intervento in Assemblea generale, in agenda nella serata di domani, quando in Italia sarà notte fonda.

Il multilateralismoha poi aggiunto ancora Meloni, non deve tradursi in un club nel quale incontrarsi per scrivere inutili documenti pieni di buoni propositi, ma il luogo nel luogo si devono fare i conti con l’urgenza delle decisioni“.

“Il multilateralismo – ha detto ancora chiudendo il suo intervento – deve essere il luogo nel quale le idee devono diventare azione, facendo sintesi tra le diverse sensibilità. Perché non dobbiamo mai dimenticare che le decisioni che prendiamo oggi saranno il mondo nel quale i nostri figli vivranno domani. Come diceva William Stanley Merwin, uno dei principali poeti americani del Dopoguerra, noi ‘siamo l’eco del futuro'”, conclude.

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