Dal Consiglio di Stato importante decisione in materia di vendita di pietre preziose

Nuova puntata (finale per quanto riguarda il profilo della giustizia amministrativo) in tema di vendita di pietre preziose al pubblico.

Il Consiglio di Stato ha infatti recentemente riconfermato, la responsabilità degli intermediari creditizi coinvolti nella vendita di pietre preziose alla propria clientela. Pur alleggerendone il peso specifico con un ridimensionamento delle sanzioni inflitte dall’Antitrust.

E’ quanto si desume dalle recenti sentenze del massimo organo di giustizia amministrativa, che ha diminuito del 30% le sanzioni inflitte dall’Antitrust a due delle quatto banche originariamente coinvolte nella vendita di pietre preziose.

Banche coinvolte nella vendita delle pietre preziose

La vicenda aveva visto coinvolte  Unicredit, BancoBPM, IntesaSan Paolo e MPS e 2 broker attivi nella vendita di pietre preziose,  Intermarket Diamond Business fallito nel 2019 e Diamond Private Investment attualmente in liquidazione. Le quattro banche e i due broker erano sanzionati in base a due distinti procedimenti avviati dall’Antitrust nel 2017 per complessivi 15 milioni di Euro.

Dalla conclusione dei procedimenti successivi ai ricorsi al TAR del Lazio, presentati dai 2 broker e da tre delle banche coinvolte (Intesa San Paolo non lo presentò)  era arrivata la conferma delle sanzioni. Nel successivo grado di giudizio davanti al Consiglio di Stato, oltre ai 2 broker, erano rimaste sole due Banche (Unicredit e Banco Bpm). Queste si sono viste ridurre del 30% le originarie misure sanzionatorie (rispettivamente 4 milioni e 3,35 milioni di euro).

Alla base della vicenda, per la quale era intervenuta l’Authority di controllo dei mercati, vi era il fatto che le pietre preziose venivano vendute facendo credere alla clientela che si trattava di quotazioni legate all’andamento dei mercati. Mentre i prezzi di vendita, in realtà, erano stabiliti in modo del tutto autonomo dai due broker.

Due notazioni importanti

Per completezza di informazione ancora due notazioni. Dalla prima si apprende che tre delle banche coinvolte hanno provveduto a restituire integralmente le somme percepite dalla propria clientela acquirente contro il ritiro delle pietre preziose. Banco BPM, invece, ha rimborsato la differenza tra il valore effettivo delle pietre preziose e il prezzo pagato, lasciando le pietre alla propria clientela.

La seconda notazione riguarda l’esistenza di un profilo penale aperto dalla Procura di Milano; un profilo, che è ancora lontano da una conclusione e che per ora ha registrato l’ esecuzione da parte del Nucleo di Polizia Economica della Guardia di Finanza di un sequestro preventivo da oltre 700 milioni di euro nei confronti di 7 indagati e delle società coinvolte.

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