Crac Banca popolare Vicenza, Zonin condannato a 6 anni e 6 mesi

Dopo due anni e 115 udienze, primo verdetto per il crac della Banca popolare di Vicenza. Condannato a 6 anni e 6 mesi l’ex Presidente Gianni Zonin. Per gli ex dirigenti: 6 anni e 3 mesi a Emanuele Giustini, 6 anni a Paolo Marin e Andrea Piazzetta. Assolti invece il consigliere, ex Presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto, e l’altro dirigente, Massimiliano Pellegrini perché “il fatto non costituisce reato”.

I reati contestati agli imputati dai PM Gianni Pipesch e Luigi Salvadori erano di falso in prospetto, ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. I PM avevano chiesto una condanna per Zonin a 10 anni, 8 anni e 6 mesi per Giustini, 8 anni e 2 mesi per Marin, Piazzetta e per Zigliotto, 8 anni per Pellegrini.

600 risparmiatori potranno richiedere i danni

Dall’altra parte della vicenda, 600 risparmiatori della Popolare di Vicenza che si sono costituiti parte civile e che hanno aderito all’aumento del capitale di BpVi nel 2014. Questi – come dichiara ad Adnkronos il loro difensore, Matteo Moschini – “potranno giovarsi di questa condanna ai fini civilistici: ci sono circa 106 milioni sequestrati alla BpVi in liquidazione dalla Procura con cui sarà possibile soddisfare le richieste danni e per cui l’eventuale prescrizione in appello è irrilevante. Per me è questo l’importante, che i risparmiatori recuperino almeno in parte quello che hanno perso per la gestione disastrosa dell’Istituto“.

Poco meno di un milione di euro di beni confiscati

Con le condanne, a Zonin, Giustini, Marin e Piazzetta è stata disposta anche la confisca dei beni. Il Tribunale di Vicenza, nella sentenza letta dalla Presidente della Corte, Deborah Di Stefano, in particolare, ha individuato la cifra di 963 milioni di euro. A carico dei condannati anche il pagamento di due provvisionali: una in favore di Bankitalia pari a 601.000 euro, l’altra in favore delle parti civili quantificata nel 5% dell’importo nominale del valore delle obbligazioni o delle azioni acquistate, così come risulta dall’atto di costituzione, ma in ogni caso non superiore ai 20.000 euro per ciascuna parte civile.

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