Operazione “Resilienza 2”, blitz a Borgo Vecchio: 14 misure cautelari

I Carabinieri del Comando Provinciale, su delega dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 indagati ritenuti responsabili dei delitti di concorso esterno in associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, furti, ricettazione ed estorsioni consumate e tentate. Reati aggravati dal metodo mafioso e sfruttamento della prostituzione.

L’indagine costituisce fase di un’articolata manovra condotta dal Nucleo Investigativo e dal Nucleo Informativo dei Carabinieri di Palermo sul mandamento mafioso di Porta Nuova e sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

La prima fase dell’operazione aveva permesso di individuare il nuovo reggente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio in Angelo Monti, protagonista della riorganizzazione degli assetti mafiosi, affidando delle direttive ai “suoi uomini”: Girolamo Monti, Giuseppe Bambino, Salvatore Guarino e Jari Massimiliano Ingarao.

A seguito di altre indagini, sono emersi alcuni reati fine dell’associazione che connotano l’aggressività della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. Le investigazioni restituiscono uno spaccato caratterizzato dalla continua ricerca del consenso verso un’ampia fascia della popolazione.

I mafiosi, continuano a rivendicare, con resilienza, una specifica “funzione sociale”, attraverso alcune manifestazioni tipiche della loro protervia criminale, che si sono esplicitati: nella gestione delle feste rionali; nell’organizzazione dei traffici di stupefacenti (funzionali a rimpinguare la cassa del sodalizio); nella gestione di alcuni gruppi criminali dediti ai furti di veicoli e ai conseguenti cavalli di ritorno, anch’essi funzionali ad alimentare le casse della consorteria.

Nel corso dell’attività d’indagine è emerso un contesto ambientale nell’ambito del quale si sono configurate ingerenze di alcuni esponenti mafiosi palermitani nella risoluzione di alcune controversie sorte all’interno dei gruppi organizzati della tifoseria della locale squadra di calcio. Secondo le valutazioni del GIP e della DDA di Palermo sussistono gravi indizi a carico in ordine ai fatti che seguono.

La festa in onore di Madre Sant’Anna 

“Resilienza 2” ha inoltre documentato come la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio abbia il pieno controllo del comitato organizzatore della festa svolta in onore della patrona del quartiere “Madre Sant’Anna” nel mese di luglio di ogni anno, il cui culto risale al lontano 1555. A portare avanti la tradizione religiosa sono le famiglie del quartiere; infatti, i portatori della statua della Santa sono tutti nativi di Borgo Vecchio, tanto che molti, in segno di rispetto a Sant’Anna, hanno chiamato i propri figli Anna e Gioacchino, e molti altri si sono sposati il 26 luglio, giorno in cui si celebra l’onomastico della Santa protettrice.

Sino a luglio 2015, il “comitato” era guidato dalla famiglia Tantillo e, in particolare, dai fratelli Domenico e Giuseppe arrestati nell’ambito dell’operazione “Panta Rei”, poiché ritenuti i reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

In occasione della festa le serate canore venivano organizzate da un comitato che, di fatto, era controllato da cosa nostra. I mafiosi sceglievano e ingaggiavano i cantanti attraverso le cosiddette “riffe” settimanali. Le somme venivano impiegate, oltre che per l’organizzazione della festa, anche per riempire la cassa della famiglia mafiosa.

Un ruolo di primo piano è stato assunto da Salvatore Buongiorno, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nella veste di agente di numerosi cantanti neomelodici.

Traffico di stupefacenti, furti ed estorsioni 

Le indagini hanno anche dimostrato che la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio ha organizzato un florido traffico di sostanze stupefacenti. Dal complesso delle investigazioni emergono i ruoli dei singoli associati, i dettagli organizzativi, la contabilizzazione degli investimenti e dei ricavi, nonché l’afflusso di denaro nella cassa della famiglia mafiosa.

Infine, l’operazione ha permesso di evidenziare, ancora di più, la capacità di controllo capillare del territorio da parte degli affiliati al sodalizio mafioso in trattazione. Infatti, qualsiasi attività illecita non sarebbe potuta essere svolta all’interno del quartiere di Borgo Vecchio senza l’avallo di cosa nostra e senza aver destinato parte degli utili alla cassa della famiglia mafiosa.

Non fanno eccezione i ladri di biciclette o di motocicli i quali, oltre ad essere assoggettati alla “prevista” autorizzazione, devono anche destinare al sodalizio mafioso parte dei proventi della ricettazione o della restituzione ai legittimi proprietari con il cosiddetto metodo del “cavallo di ritorno”.

Il relativo approfondimento investigativo svelava l’esistenza di un’autonoma organizzazione criminale specializzata in tale settore, completamente asservita a cosa nostra.

 

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