Palermo, 26 feb. (Adnkronos) – “Mio padre veniva chiamato dai detenuti ‘sbirro’ perché dava fastidio, c’era malcontento in Cosa nostra. Ed è stato punito con un’aggressione brutale, violenta che lo ha portato alla morte. Ora vogliamo che il cerchio si chiuda, vogliamo tutta la verità sulla sua morte”. Sono trascorsi undici anni dall’omicidio di Enzo Fragalà, il noto avvocato penalista ed ex deputato, aggredito sotto il suo studio, a due passi dal Tribunale di Palermo, con colpi violenti alla testa. Rimase per tre giorni in coma profondo e il 26 febbraio 2010 cessò di vivere. Oggi, la figlia Marzia Fragalà, anche lei avvocato, lo ricorda in una intervista all’Adnkronos. E’ appena uscita dalla Chiesa dove con i suoi familiari ha voluto ricordare il padre.