Fu davvero il ricco notaio ebreo di Amsterdam Arnold van der Bergh a tradire Anna Frank? Alcuni storici olandesi dissentono. Gli studiosi in questione, infatti, gettano dubbi sulle conclusioni dell’inchiesta coordinata da un ex Agente dell’FBI. Secondo questa van den Bergh avrebbe indirizzato la Polizia nella soffitta di Prinsengracht dove la famiglia Frank si nascose per due anni per sfuggire ai campi di sterminio.
L’indagine dell’ex Agente dell’FBI Vincent Pankoke e di un team di investigatori e ricercatori d’archivio è al centro del volume “The Betrayal of Anne Frank” ovvero “Il tradimento di Anna Frank” di Rosemary Sullivan. Il libro è stato pubblicato ieri, in vista della Giornata della Memoria. Ha ricevuto nelle ultime ore una vasta copertura in tutto il mondo.
Oggi però in Olanda numerosi esperti hanno espresso dubbi sulle conclusioni. “Offrono informazioni che meritano approfondimento, ma nessuna base per l’accusa centrale” ha detto Ronald Leopold, Direttore della casa-museo di Anna Frank. Leopolfd, infatti, presenterà le scoperte del gruppo di Pankoke come “una delle tante teorie” considerate nel corso degli anni.
Oltre mancanza di base relativa all’accusa centrale, molti hanno contestato il peso dato nel corso dell’inchiesta al Jewish Council di Amsterdam. Si tratta di un Comitato di collaborazionisti di cui van den Bergh era stato tra i fondatori. Secondo gli investigatori il Comitato avrebbe tenuto liste dei nascondigli degli ebrei come quello dove si erano chiusi i Frank. “Accusano senza dare vere prove”, ha detto Laurien Vastenhout, ricercatrice del NIOD Institute for War, Holocaust and Genocide Studies: “Ancora una volta abbiamo una narrativa in cui sono gli ebrei ad essere i colpevoli”.